Ascoli, terrorismo ed eversione
Manni condannato a sei anni

Stefano Manni
Stefano Manni
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Giovedì 29 Settembre 2016, 06:00
ASCOLI L'ascolano Stefano Manni è stato condannato a 6 anni di reclusione dai giudici del tribunale di L’Aquila. Il quarantanovenne ascolano era accusato di associazione terroristica finalizzata alla ricostituzione del disciolto movimento politico “Ordine Nuovo” e associazione finalizzata all’odio razziale. Manni finì al centro dell’inchiesta Aquila Nera portata avanti dal Pm Antonietta Picardi che il 17 dicembre 2014 arrestò l’ascolano e con lui finirono nei guai a vario titolo altre 43 persone. Il Pm al termine della sua requisitoria aveva chiesto 13 anni di reclusione. Moderatamente soddisfatto l’avvocato Felice Franchi che aveva assunto la difesa dell’imputato. Ora il penalista ascolano aspetterà di conoscere le motivazioni della sentenza per valutare l’eventuale ricorso davanti ai giudici della Corte d’Appello. Manni , secondo gli inquirenti avrebbe avuto un ruolo determinante nell’associazione tanto da esserne definito “il capo”. Secondo la Procura l’ascolano insieme ad un gruppo di seguaci avrebbe costituito l’associazione “Avanguardia Ordinovista” con l’intenzione di organizzare attentati terroristici per destabilizzare l’ordine pubblico. Il fine ultimo però era quello di entrare all’interno delle istituzioni con un partito eletto, dunque legittimato dal voto popolare, seguendo la più pacifica via democratica. Una fase due, ben chiara dell’agenda degli esponenti di “Avanguardia Ordinovista” che però non ha evitato a Manni un lungo periodo di detenzione. L’ex carabiniere fu arrestato il 17 dicembre 2014 ma l’inchiesta “Aquila Nera” scoperchiò un vaso molto profondo trascinando con sé ben 43 indagati. Tra i nomi portati alla ribalta dagli inquirenti c’era quello di Rutilio Sermonti, considerato dai Pm l’ideologo del gruppo. Lo studioso, 94enne all’epoca dei fatti, è scomparso nel giugno scorso, qualche mese dopo l’esplosione dell’inchiesta “Aquila nera”: fu proprio lui, grande sostenitore della teoria dello stato organico, a definire Manni “un quaquaraquà” avvalorando in parte la teoria della difesa secondo la quale il presunto leader di “Avanguardia Ordinovista” non sarebbe altro che un millantatore.
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