Ascoli, Giobbi e Chirico dal giudice
per l'omicidio di Giovanni Albertini

Il luogo dove è avvenuta l'aggressione a Giovanni Albertini
Il luogo dove è avvenuta l'aggressione a Giovanni Albertini
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Sabato 5 Marzo 2016, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 10:53
ASCOLI - Il giudice per le indagini preliminari, Giuliana Filippello, che, su richiesta del pubblico ministero, Umberto Monti, ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Giogio Giobbi e Danilo Chirico, lunedì pomeriggio alle 16 si recherà nella casa circondariale di Marino del Tronto, dove i due indagati si trovano reclusi da giovedì pomeriggio, per gli interrogatori di garanzia. Chirico ha nominato suo legale di fiducia l’avvocato tarantino Serena Tucci mentre ad assistere Giorgio Giobbi saranno gli avvocati Sergio Liberati e Alessio De Vecchis.

Quest’ultimi ieri mattina si sono recati in carcere per incontrare il loro assistito il quale aveva già ricevuto e letto il contenuto della ordinanza di custodia cautelare. Al momento non è stata presa alcuna decisione se avvalersi della facoltà di non rispondere oppure raccontare la propria versione dei fatti. Il sostituto procuratore della Repubblica, Umberto Monti, ha ipotizzato nei confronti dei due indagati reati molto pesanti: omicidio preterintenzionale pluriaggravato in concorso per futili motivi e minorata difesa della vittima. 

Quindi, per la Procura, la partecipazione al pestaggio da parte del collaboratore di giustizia è stata fattiva. Infatti, sembra che nell’ordinanza sia specificato, tra l’altro, che Danilo Chirico avrebbe colpito Albertini, sia all’interno del bar che fuori, con diversi colpi. L’autopsia ha rivelato che la vittima aveva riportato la frattura di tre costole, quella della milza oltre ad un taglio all’altezza dell’arcata sopraccigliare e numerose contusioni lungo il corpo. La violenza di uno dei calci sferrati ha colpito Albertini, che era finito a terra, all’altezza dell’addome provocando la rottura della milza e la susseguente emorragia.

Forse, una volta terminata l’aggressione, se Giovanni Albertini si fosse fatto accompagnare al pronto soccorso del Mazzoni dall’amico con il quale si trovava in compagnia e che ha assistito impotente alla scena di violenza, un tempestivo intervento chirurgico per l’asportazione della milza gli avrebbe potuto salvare la vita. Purtroppo, con ogni probabilità, Albertini potrebbe aver respinto l’ipotesi di recarsi in ospedale sottovalutando le proprie condizioni fisiche dopo quello che gli era accaduto. Quando è rientrato a casa, alla madre ha riferito di essere stato aggredito da due persone, dalle quali non era stato in grado di difendersi, e di avvertire forti dolori all’addome. Che sia stata un’aggressione di inusitata violenza lo testimonia il fatto che nessuno dei presenti, la barista, due esercenti e l’amico con il quale si trovava in compagnia l’Albertini, ha avuto il coraggio e la forza per intromettersi nel tentativo di ristabilire la calma ma soprattuto di far ragionare gli aggressori su ciò che stavano facendo e sulle gravi conseguenze che sarebbero venute a determinarsi.

Per l’accusa si sono accaniti contro una persona inerme, senza possibilità di potersi difendere, senza rendersi conto delle aggravanti che poi gli sono state addebitate dal magistrato.
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