Uccise l’amico, condanna annullata: Mattia Rossetti era incapace di intendere

Uccise l’amico, condanna annullata: Mattia Rossetti era incapace di intendere
Uccise l’amico, condanna annullata: Mattia Rossetti era incapace di intendere
di Federica Serfilippi
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Giovedì 18 Gennaio 2024, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 12:07

ANCONA In primo grado la condanna a vent’anni di carcere, in secondo l’assoluzione. È stato il totale vizio di mente riscontrato dallo psichiatra scelto dalla Corte d’Assise di Appello a ribaltare le sorti giudiziarie di Mattia Rossetti, il 29enne anconetano accusato di aver ucciso a coltellate l’ex compagno di classe, il parrucchiere Michele Martedì, la mattina dell’8 dicembre 2020, in via Maggini.

Ieri mattina, dopo due ore di camera di consiglio, i giudici popolari con il presidente Giovanni Trerè ha hanno assolto l’imputato per totale vizio di mente al momento del delitto contestato.

Essendo stata ravvisata la pericolosità sociale dell’imputato, la Corte ha disposto una misura di sicurezza: per almeno 20 anni il ragazzo dovrà stare in una Rems. Si procedeva con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato.

Le reazioni

In carcere dal giorno dell’omicidio, Rossetti è rimasto impassibile alla lettura della sentenza. Diversa la reazione dei familiari (c’erano il fratello e il padre) della vittima, uccisa a 26 anni mentre stava tornando a pranzo a casa con il suo adorato Labrador. Il giovane parrucchiere era stato assalito e raggiunto da almeno 12 coltellate. Al momento del delitto, Rossetti era conosciuto al Centro di Salute Mentale.

Le perizie

In primo grado, nel giugno del 2022, era arrivata la condanna a 20 anni di reclusione con il riconoscimento da parte della Corte d’Assise di un parziale vizio di mente (per un disturbo delirante paranoide) e una pericolosità sociale tale da fargli scontare anche 5 anni in Rems. Una sentenza per certi versi inaspettata, considerando che i periti dei giudici - lo psichiatra Renato Ariatti e lo psicologo Marco Samory - avevano riscontrato una totale vizio di mente. In secondo grado, la perizia redatta dal dottor Michele Sanza ha stabilito che l’imputato era incapace di intendere e di volere il giorno dell’assassinio. Lo specialista ha parlato di un «meccanismo delirante» che aveva condizionato il comportamento dell’imputato, portandolo a compiere il delitto.

Il movente

«Mi sentivo preso in giro da Michele, è lui la causa dei miei fallimenti» aveva detto nel corso dell’interrogatorio di garanzia Rossetti, spiegando il movente dell’omicidio. Il 29enne, prima del delitto, si era dotato di un coltello, un passamontagna e aveva contattato le agenzie di viaggio per, sosteneva l’accusa, pianificare una fuga all’estero che avrebbe dovuto toccare prima Londra e poi il Belize. La procura, difatti, contestava anche la premeditazione. «Rossetti accarezzava l’idea di accoltellare Martedì da molti mesi», tanto che «il delitto è stato frutto di un agguato organizzato e preparato, un’imboscata» avevano scritto i giudici nella sentenza di primo grado. Rossetti è stato difeso dall’avvocato Fulvio Toschi, i familiari del parrucchiere erano parte civile con il legale Alessandro Scaloni. L’accusa è stata sostenuta dal procuratore generale Roberto Rossi.

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