Muffa, vetri rotti, fogne otturate e topi. Come si può vivere in questo inferno? Il reportage vicino al centro di Ancona

Muffa, vetri rotti, fogne otturate e topi. Come si può vivere in questo inferno? Il reportage coinvolge Ancona
Muffa, vetri rotti, fogne otturate e topi. Come si può vivere in questo inferno? Il reportage coinvolge Ancona
di Antonio Pio Guerra
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Martedì 10 Ottobre 2023, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 07:43

ANCONA - Il degrado ad un passo dal centro. Siamo in via Pergolesi, quartiere degli Archi. Al civico 32 c’è un piccolo nucleo di palazzine dove una decina di famiglie vive in condizioni disumane, stipate in bugigattoli tra topi morti, fogne che sversano nei parcheggi ed auto abbandonate. La metà della abitazioni fanno capo a Erap o Comune, le altre ai privati. In quelle pubbliche ci vivono persone come Omar Elwadadi, che in questo agglomerato di palazzine alte tre piani ci abita da quasi un anno e mezzo. Con lui ci sono cinque figli - il più piccolo in fasce - e la moglie. 


Come sardine

Sette persone che vivono in una casa di 40 metri quadri, con un corridoio che per passarci devi stare spalle al muro e la cameretta dei bambini che diventa all’occorrenza una sala da pranzo. «Doveva essere una sistemazione provvisoria - ricorda -, mi è stata assegnata in attesa di una casa popolare». È Omar ad accompagnarci attraverso il piccolo giardino che unisce le palazzine del civico 32. «Qui l’erba era alta un metro e mezzo.

L’abbiamo dovuta tagliare noi, con macchinari e attrezzi nostri, non passa nessuno da 5 anni» dice. C’è un topo morto sommerso dall’erba, sullo sfondo dei bambini giocano, in bicicletta o a calcio. Ma i topi qui fanno ancora più paura quando sono vivi.

«L’altro giorno, mentre stavo fuori, uno mi è passato sull’infradito» racconta Fabrizio Belacchi, che vive qui con due bimbi, in attesa di casa popolare. Entriamo nel palazzo passando da un portone coi vetri rotti e scendiamo nel seminterrato. Ci sono tre vani, un tempo piccole abitazioni ed ora cantine chiuse con assi di legno o porte scardinate. «Io non ci sono mai entrato, ho paura» dice Omar facendoci strada. Prima di scostare la porta sbatte i piedi e fa rumore, così da scacciare eventuali topi. È costante il terrore che qualche ratto possa aggredirti. Anche i bambini, come è già successo: un roditore è salito sul petto di una ragazzino mentre rovistava nella scatola dei giochi sul terrazzo. Una signora dalla finestra ci racconta dei suoi problemi a deambulare e di come viva prigioniera in casa, terrorizzata dall’idea di strani incontri nel portone. Il buio in cantina rende difficile vedere ma c’è tanta immondizia, compreso un vecchio televisore a tubo catodico. Usciamo fuori nel parcheggio. Non piove da giorni ma la breccia è umida. «È la fogna che sversa» ci spiega un altro residente, Romano Picciafuoco. Che poi ci fa notare alcune auto ferme nei posteggi da mesi, se non anni. In una, con targa straniera, l’erba ha cominciato a crescere tra le ruote. E questo è soltanto quello che siamo riusciti a farci raccontare in un’ora.

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