OSIMO - Non si era mai rivolta a uno dei centri anti-violenza presenti sul territorio della provincia. Neppure quando nel settembre dello scorso anno lo sportello di Donne e Giustizia ha aperto nella sua città, a Osimo, ha chiesto aiuto per venire fuori da quell’inferno che viveva in casa da ormai da troppo tempo. Sopportava in silenzio Ilaria Maiorano, massacrata senza pietà a 41 anni, mentre in casa c’erano le due figliolette. Forse qualche confidenza ai conoscenti su quanto accadeva nel casolare sulla Montefanese, ma niente di più. Aveva paura. Uno stato di repulsione comune alla vittime di violenza domestica. Che impedisce loro di denunciare o semplicemente segnalare l’inferno che stanno vivendo.
Il blocco
«La paura - afferma l’avvocato Roberta Montenovo, presidente dell’associazione Donne e Giustizia che gestisce i centri anti-violenza della provincia - è una forma di blocco per tantissime donne. A volte scatta davanti a ritorsioni del maltrattante o di fronte al pensiero di potersi ritrovare in una situazione peggiore di quella che si sta vivendo. Il ricatto più frequente? È quello che riguarda i bambini». Ovvero: “se mi denunci, ti tolgono i bambini”. «La denuncia - continua la presidente - è il primo passo che apre a una possibilità di aiuto». Ma non è il solo. «Se non si vuole denunciare, c’è la semplice segnalazione, anche in forma anonima, negli sportelli dei centri anti-violenza.
L’isolamento
Ilaria, invece, era pressoché sola. Un piccolo sostegno lo aveva solo dai genitori di lui, che più di una volta sarebbero accorsi in sua difesa. «Se la donna è isolata - le parole della presidente di Donne e Giustizia - solo la denuncia mette in moto la macchina dell’aiuto. Non è detto che ti possa salvare, ma è l’unica strada possibile per iniziare un percorso di cambiamento e di protezione, che può essere rappresentato da misure cautelari nei confronti del maltrattante e del collocamento della vittima in strutture protette». Sulle ripercussioni delle violenze sui bimbi: «Anche in quei casi dove non si arriva all’apice della tragedia, le vite dei figli di una coppia sono distrutte. Purtroppo la violenza assistita è un messaggio che passa poco». Nei primi nove mesi del 2022 sono state 106 le donne che si sono rivolte ai centri anti-violenza, lo scorso anno (fino a settembre) erano state 95. «Più casi? Probabilmente sono aumentate le donne consapevoli che denunciano».