Ricatto gay a un imprenditore
Rischia sette anni di carcere

Ricatto gay a un imprenditore Rischia sette anni di carcere
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Sabato 15 Ottobre 2016, 09:35
MONSANO - Sotto minaccia l’avrebbe costretto a consegnargli mille euro al termine di un rapporto sessuale. Per l’imputato, la prestazione doveva essere pagata. Per la vittima, non c’era stato alcun accordo remunerativo. C’è un retroscena omosex dietro l’accusa di estorsione e furto aggravato mossa a un nigeriano di 26 anni, attualmente detenuto in carcere. Il processo che lo vede imputato è agli sgoccioli: il pm Irene Bilotta ha chiesto sette anni di reclusione per lo straniero, assistito dal legale Simone Matraxia. Il collegio penale si esprimerà il prossimo mercoledì. La presunta vittima, che non si è costituita parte civile nel procedimento, è un imprenditore riminese di 38 anni.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, i due si erano conosciuti nell’autunno del 2015 tramite un sito web specializzato nella ricerca dell’anima gemella. Chat dopo chat, è nata un’amicizia virtuale, poi sarebbe sbocciato qualcosa in più. Il desiderio di vedersi e di conoscersi è stato così forte che ha portato il romagnolo nelle Marche. A raccontare i contorni della vicenda era stato lo stesso riminese, salito sul banco dei testimoni la scorsa udienza: «In chat - aveva raccontato - l’ho invitato a cena, lui ha accettato e così sono partito per Ancona, dove abbiamo mangiato. Poi, con la mia auto avevamo raggiunto una discoteca di Monsano. Siamo stati poco e al ritorno ci siamo appartati in un parcheggio buio». A questo punto le versioni discordano.

L’imputato sostiene di aver consumato un rapporto consensuale con il riminese dopo essersi accordati sulla cifra per la prestazione, pari a mille euro. Il 38enne, invece, ha smentito davanti ai giudici il patto sessuale. Proprio per pretendere il pagamento dovuto, il nigeriano gli aveva sfilato l’Iphone 6 che teneva in tasca. «Se volevo riaverlo, dovevo pagare mille euro. E così, mi ha costretto ad andare i ritirare i soldi in due diversi bancomat». Il tutto, secondo l’accusa, sotto la minaccia di un coltellaccio da cucina. Con il pagamento, la fine di un incubo. Dopo il ritorno a Rimini, denunciò l’accaduto ai carabinieri locali che con un escamotage arrestarono il presunto estorsore che ha sempre respinto gli addebiti.
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