ANCONA Durante il picco della pandemia, la Croce Rossa di Ancona aveva acquistato una mega fornitura di mascherine da un’azienda in provincia di Bologna: circa 9mila pezzi. Dovevano servire per proteggersi dal virus e, contemporaneamente, assistere i pazienti e svolgere i servizi necessari. Una delegazione era andata a prendere il carico, già pagato preventivamente sborsando circa 3.300 euro, direttamente dal grossista, nel Bolognese.
Era successo che tornando indietro, verso Ancona, e aprendo le confezioni i militi avevano scoperto l’inganno: alcuni dispositivi erano stati manomessi.
Quest’ultimo era parte civile con l’avvocato Irene Pastore. Il risarcimento verrà decretato in sede civile, intanto però l’imputato dovrà versare una provvisionale di mille euro. Soldi che l’associazione che ha base operativa alle Palombare impiegherà per rafforzare il suo sistema di soccorso. Si è arrivati al dibattimento terminato ieri con una condanna esigua (si tratta di 4 mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena) dopo l’opposizione dell’imputato al decreto penale di condanna.
La denuncia della Croce Rossa risale all’aprile del 2020. Poco prima l’associazione aveva ordinato e ritirato le 9mila mascherine chirurgiche. A seguito di una opportuna verifica con la casa madre produttrice, erano risultate difformi e inidonee all’uso a cui sarebbero state destinate. Un danno enorme in un momento in cui i dispositivi di sicurezza scarseggiavano.