ANCONA Meglio il porticato-obbrobrio o un palazzo intero impacchettato da ponteggi e teloni? In ogni caso, sarà un pugno nell’occhio per i 300 delegati attesi a ottobre per il G7 Salute. Nella proménade che conduce alla Mole, sede del summit mondiale in programma ad Ancona, non potranno non imbattersi in quel baluardo dello scempio sopravvissuto al maxi-restyling degli Archi: un pezzo di degrado con vista sull’ex Lazzaretto che si staglia su via Marconi e resiste ostinatamente anche alle più convinte opere di riqualificazione, come un indelebile souvenir dell’orrore.
La storia
Qualcosa si è mosso (ma si è già fermato).
Il costo
Poi le pratiche del progetto, l’attesa per i finanziamenti statali, a cui si sono sommati quelli erogati dal Superbonus 110% (esteso al 2025 per gli interventi di recupero legati al sisma) per un totale di 2,9 milioni, a cui si aggiungono altri 900mila euro di oneri. I lavori, progettati dallo studio dell’ingegnere Leonardo Gentili e dell’architetto Rossano Paolucci e aggiudicati all’impresa edile Domus Srl di Fabriano, sono iniziati nel settembre scorso ma subito si sono stoppati per più ragioni: da un lato, durante i sondaggi e le prime demolizioni, è venuta fuori l’acqua del mare a una profondità di tre metri e mezzo. Dall’altro, è in fase di approvazione una variante in corso d’opera per l’acquisizione di un garage e l’installazione di un ascensore. «Terminate le pratiche, per l’inizio dell’estate potranno riprendere i lavori», fa presente l’ingegner Gentili. Il cantiere, dunque, combacerà con il G7 Salute, che si terrà ad Ancona dal 9 all’11 ottobre.
Meglio il male minore, ovvio. Meglio i teloni rispetto all’oscenità dei portici imbrattati per anni (e di recente pure dal writer romantico, quello delle dediche “Sara ti amo”), ma certo se la burocrazia fosse stata più snella, a quest’ora l’opera sarebbe conclusa e potremmo apprezzare gli Archi ripuliti nella loro interezza.
I tempi
Ma quanto durerà la riqualificazione? Da contratto, 535 giorni. Realisticamente, almeno due anni, salvo intoppi. «Si tratta di una ristrutturazione antisismica ma anche di una riqualificazione termica perché installeremo un cappotto e sostituiremo tutti gli infissi», spiega il progettista. Dalle vetrate dei locali sgomberati al piano terra - dove un tempo c’erano un ristorante greco, un Kebab e i magazzini del bar Four Roses - si scorgono i resti delle demolizioni e la voragine da cui è spuntata l’acqua. Verrà recuperato l’intero palazzo, che conta 12 appartamenti su 5 piani più 4 locali commerciali, ma anche il porticato (privato ad uso pubblico) che verrà ingabbiato durante i lavori: verranno rimossi marmi e lampioni, le stesse colonne saranno sottoposte a un’opera di rinforzo strutturale, oltre ad essere ritinteggiate. E tra un paio d’anni (si spera) gli Archi potranno davvero tornare a risplendere. Senza più angoli di vergogna.