Giù dal balcone per il malore del padre
Doppio dramma: muoiono tutti e due

Il pronto soccorso dell'ospedale di Jesi
Il pronto soccorso dell'ospedale di Jesi
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Mercoledì 18 Gennaio 2017, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 15:09
JESI - Se ne andranno insieme, questa mattina, alla chiesa del Divino Amore di via Roma. Un feretro accanto all’altro, padre e figlio vicini per l’ultima volta come sono stati l’uno accanto all’altro nella loro vita, irta di difficoltà e dure prove. Perché poche ore dopo la morte del figlio, 46enne lanciatosi dal balcone di casa, anche il padre non ce l’ha fatta. Una tragedia nella tragedia, di quelle davvero difficili da raccontare senza provare un senso di profonda pietà e smarrimento.

Una famiglia distrutta in poche ore, di cui non resta che una donna malata ricoverata in una struttura specializzata cui nessuno è capace di dire come stanno le cose, perché forse non capirebbe, non accetterebbe, allungando questa dolorosa catena di sofferenza. E un figlio rimasto solo, orfano nell’arco di poche ore del fratello e del padre, sulle cui spalle grava ora il peso di due lutti quasi in contemporanea. 

 

All’inizio di questa triste storia c’è il malore del padre, 83 anni, domenica mattina. L’uomo, già affetto da un male terribile, era stato colpito da scompenso cardiaco e mentre il 118 e l’ambulanza raggiungevano l’abitazione in cui viveva con i due figli, la paura di restare solo e di dover affrontare la vita senza il padre ha divorato il figlio maggiore, anima fragile della famiglia. E in quei concitati momenti del soccorso al genitore, lui ha urlato in preda al panico, forse per esorcizzare quanto gli stava accadendo, per ristabilire un contatto con quella dura realtà da cui ogni tanto si estraniava con i farmaci. 

Ma non è servito, appena l’ambulanza s’è allontanata e lui è rimasto solo in casa, quel vuoto gli è entrato dentro facendogli avvertire un peso che non era in grado di sostenere. E si è lanciato dal balcone. Cinque metri.  Il trauma cranico era troppo grave e nella tarda serata di domenica, il poveretto si è arreso. Si è bruscamente interrotta a 46 anni la sua vita difficile, popolata di paure come mostri che sentiva agitarsi in testa già quando era quindicenne e combatteva con percorsi terapeutici e farmaci. Poco prima di suo padre, che ricoverato in osservazione al Pronto soccorso dell’ospedale Carlo Urbani di Jesi, lottava contro un male dannatamente feroce. Forse non hanno fatto in tempo a dirgli la verità, perché il suo cuore s’è arreso prima. Ieri mattina alle 6, ha raggiunto il figlio in un posto dove ora non soffriranno più.

«Una famiglia colpita da una serie di drammi – dicono con commozione gli infermieri, che hanno assistito il pensionato dopo il ricovero - il poveretto era in gravissime condizioni a causa della malattia, lo abbiamo stabilizzato e monitorato, il figlio e il nipote ci hanno ringraziato della cura e di quanto fatto in una situazione davvero al limite». Le condizioni dell’anziano erano già gravi. 

Dopo gli accertamenti e aver atteso in barella l’esito degli esami, i medici sono riusciti a trovargli un posto letto nonostante la cronica carenza di spazi e il caos di anime in attesa di essere visitate e smistate. Nella tarda serata di lunedì in Pronto soccorso sono intervenuti i Carabinieri di Jesi per acquisire il referto di un automobilista ferito in un incidente e si sono trovati di fronte all’ennesima aggressione verbale di un paziente al triage. Troppe ore di attesa per il suo codice verde. Inutile spiegare la dinamica della gestione dell’emergenza che dà la priorità ai codici rossi e gialli. Inutile quando l’attesa su una sedia supera le 10 ore e i medici non bastano e i posti letto spesso mancano. 

La fine di tutto 
Martedì alle 6, si è spenta la vita di questo povero padre. I familiari hanno deciso che l’ultimo viaggio lo avrebbero dovuto affrontare insieme: oggi parenti e amici si stringeranno in un commosso abbraccio, salutando per l’ultima volta padre e figlio, uniti nella vita come nella morte.
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