Ancona, guida e usa il cellulare, contesta la multa. Il padre (che lo aveva difeso) indagato per falsa testimonianza

Al giudice: «Mio figlio non telefonava, errore dei vigili». Ricorso respinto, l’uomo rischia il processo

Ancona, guida e usa il cellulare, contesta la multa
Ancona, guida e usa il cellulare, contesta la multa
di Stefano Rispoli
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Lunedì 25 Marzo 2024, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 14:37

ANCONA Avrebbero potuto risolvere subito la faccenda, pagando una multa da 100 euro. E invece, per una questione di principio, credendo fermamente nelle proprie ragioni, padre e figlio hanno deciso di contestare la sanzione comminata dai vigili per guida con il cellulare. Ma dopo la sentenza sfavorevole in primo grado, ora il genitore rischia un processo per falsa testimonianza. 

I fatti

Eppure non si è arreso. Insieme al figlio ha deciso di impugnare il verdetto e ricorrere in appello, tanto che il Comune di Ancona ora si è dovuto costituire in giudizio con l’avvocato Monica De Feo. La vicenda si trascina avanti dal 19 agosto 2020 quando padre e figlio, che viaggiavano nella stessa auto, sono stati fermati da una pattuglia della polizia locale in via Filonzi, davanti al multisala della Baraccola. Alla guida c’era il ragazzo che, secondo la relazione degli agenti, «faceva uso, durante la marcia, del telefono cellulare, impegnando, per il suo utilizzo, l’uso della mano destra». Subito è scattata la contravvenzione per poco meno di 100 euro. Il giovane, insieme al padre, ha deciso di fare ricorso al giudice di pace contro il Comune per ottenere l’annullamento del verbale. All’udienza del marzo 2021 il ricorrente ha depositato una querela di falso, sicuro che i vigili avevano «visto il conducente transitare nel loro spazio visivo solo per alcuni secondi» e che «è del tutto verosimile che gli agenti accertatori siano incappati in una errata percezione della realtà».

A suo dire, infatti, quando è stato fermato non stava telefonando: il cellulare era posizionato su un supporto nel cruscotto, come ha provato a dimostrare producendo delle foto.

E per corroborare la sua tesi, il ragazzo ha chiamato a testimoniare il padre che in quel pomeriggio d’agosto di quasi quattro anni fa era seduto in auto accanto a lui. L’uomo, ascoltato dal tribunale a cui nel frattempo il giudice di pace aveva trasmesso gli atti, ha confermato la versione del figlio. Ma per questo è finito nei guai.

L’appello

Nel giugno scorso, infatti, il tribunale ha rigettato la querela di falso presentata dal giovane e l’ha condannato a pagare, oltre alla multa, anche le spese di lite a favore del Comune, per quasi 4mila euro. Non solo: il giudice ha trasmesso gli atti alla procura che ha aperto un’indagine a carico del padre per la presunta falsa testimonianza. Ma i due non mollano: a novembre hanno fatto ricorso, chiedendo la sospensione della provvisoria esecutività della sentenza di primo grado e, di nuovo, l’annullamento della multa elevata dai vigili. Alla Corte d’appello l’ultima parola.

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