Assalto (dell'erba) al Forte, anche il parco di Pietralacroce sommerso dalla vegetazione incolta si arrende alla vergogna

Il parco di Pietralacroce sommerso dalla vegetazione incolta si arrende alla vergogna
Il parco di Pietralacroce sommerso dalla vegetazione incolta si arrende alla vergogna
di Antonio Pio Guerra
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Sabato 16 Settembre 2023, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 07:59
Qualcuno salvi il Forte Altavilla. E subito, perché al fascino della roccaforte ottocentesca sta rapidamente subentrando la desolazione del parco abbandonato. Siamo in località Pietralacroce, a due passi da Portonovo e su quelle stesse colline che ospitano alcune delle dimore più importanti di Ancona. Il Forte sta qui da più di 150 anni, da quando - cioè - l’architetto astigiano Giuseppe Morando lo progettò sul finire dell’Unità d’Italia.  


Il percorso ad ostacoli


Oggi nemmeno lo diresti che un tempo da quelle mura dipendevano le sorti di un’intera città. Già arrivare al Forte, infatti, è una piccola impresa. L’unica via d’accesso è uno stradello d’asfalto che dà su una delle vie interne del quartiere Pietralacroce. Ai fianchi, da una parte un muro verde ed incolto alto almeno tre metri, dall’altra una dozzinale rete metallica che mal cela i resti di una struttura - decisamente più moderna - apparentemente in stato d’abbandono. 


La desolazione


La muraglia di cespugli continua fino al termine della stradina, quando Forte Altavilla appare finalmente alla vista. Peccato che nell’immagine da cartolina compaia un prato rinsecchito e con erbacce alte fino al ginocchio. Pure i due cannoni che dovrebbero dare il benvenuto ai visitatori giacciono abbandonati, con la vegetazione che sta aggredendo i basamenti. Per non parlare di un vasto canneto che sta lentamente inghiottendo le rastrelliere delle bici. Già da fuori, poi, più d’uno potrebbe avere riserve sullo stato di conservazione del manto erboso che riempie il fossato. 

La passeggiata (teorica)


A questa zona si potrebbe accedere, in teoria, per passeggiare. In teoria, perché non solo l’erbetta decorativa si sta lentamente trasformando in una giungla ma anche la principale via d’accesso al fossato è resa impraticabile dai rami degli alberi che costringono quasi ad accovacciarsi per passare. Va meglio, una volta entrati nel Forte, l’ampio parco giochi - forse un po’ sguarnito ma comunque tenuto in uno stato dignitoso. Volendo invece raggiungere la cima dei torrioni, dove la vista è a dir poco spettacolare, ci si accorgerebbe di come alcuni sentieri siano ormai preclusi all’accesso dalla vegetazione e gli altri presentino un manto erboso fin troppo alto, disagevole per chi ci passeggia ed a rischio infortuni quando bagnato. Nel mezzo, i disagi si rincorrono tra parti di struttura assorbite da una coltre di cespugli ed alberi che non vedono da tempo le cesoie dei potatori. Non si salvano neppure i bagni del Forte Altavilla: bene che ci siano ma sono interamente vandalizzati dai graffiti, oltre che bui. Il Forte è però soltanto uno dei molti parchi bisognosi d’amore di questa città. Le stesse coltri impenetrabili di cespugli, così come le aiuole ormai fuori controllo, le troviamo anche nelle altre oasi verdi della città, dal parco del Cardeto ai Laghetti di Posatora, fino ad arrivare a Posatora, dove l’erba fuori controllo minaccia addirittura le auto nei parcheggi. Più che parchi, insomma, sembrano veri campi di battaglia. Bisogna prenderne atto e fare ciò che si farebbe su un campo di battaglia reale: elaborare una strategia d’azione e metterla in pratica. Al più presto.
 

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