FALCONARA - Si è seduta al pianoforte, al centro Pergoli, ed ha suonato le sue note di pace la piccola Diana Dvalishvili, bambina prodigio di 9 anni, fuggita con la famiglia dai bombardamenti russi su Kharkiv, dove esisteva la sua scuola di pianoforte, e diverrà tra breve studentessa del conservatorio Rossini di Pesaro. La bimba è attualmente ospite della zia a Falconara e ieri mattina ha incontrato il sindaco Stefania Signorini.
L’emozione
«Il pianoforte del centro Pergoli – dice il sindaco di Falconara – è a disposizione di Diana e se vorrà le scuole cittadine sono pronte ad accoglierla insieme agli altri bimbi in fuga dalla guerra».
La disponibilità
«L’ho sentita suonare e mi sono commossa – dice la Signorini – perchè la musica è un linguaggio universale che unisce e parla al cuore delle persone. Potrà presto frequentare il conservatorio di Pesaro e le ho messo a disposizione il pianoforte del centro Pergoli: la tragedia della guerra può essere superata con i sogni dei bambini». Sembra comunque che per motivi logistici, legati proprio alla sua iscrizione al conservatorio pesarese, la bambina frequenterà la scuola primaria a Pesaro anche se il sindaco di Falconara ha manifestato a lei ed ai suoi familiari vicinanza e disponibilità. «Le nostre scuole sono pronte ad accogliere Diana e tutti i bambini in fuga dalla guerra visto che già ne sono stati integrati due e si sta lavorando per inserire il terzo bimbo». Durante l’incontro al Pergoli la famiglia Dvalishvili ha parlato della sua storia e del dramma della guerra. «Siamo partiti da Kharkiv, la nostra città che amiamo ed è bellissima, dopo i primi giorni di guerra – ha detto Kristina, la mamma di Diana – quando all’alba del 24 febbraio i bombardamenti hanno svegliato tutti. Sentivamo rumori molto lontani e non avremo mai pensato che gli scontri accadessero anche tanto vicino alla città. I bombardamenti sono arrivati alle porte di Kharkiv: abbiamo visto sentito tremare i vetri delle finestre da dove vedevamo arrivare i carrarmati russi».
La fuga
La famiglia, madre, padre, tre figli e la nonna, si è subito messa in auto ed è partita alla volta dell’Italia, dove avrebbe trovato ospitalità dalla zia Armine, sorella di Kristina: un viaggio lungo sei giorni, ostacolato anche dalla difficoltà di trovare carburante. I Dvalishvili hanno portato pochissimi effetti personali e hanno dovuto abbandonare la loro casa, oltre a due negozi e due ristoranti che rappresentano la principale attività di famiglia anche se i ristoranti restano aperti «per offrire un pasto ai soldati ucraini».