Castelfidardo, muore in casa a 37 anni
Era accusato dell'omicidio di una squillo

Castelfidardo, muore in casa a 37 anni Era accusato dell'omicidio di una squillo
di Giacomo Quattrini
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Lunedì 19 Settembre 2016, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 18:34
CASTELFIDARDO - Aveva appena pranzato con i suoi genitori, poi uno strano malessere: «Non mi sento bene, vado a distendermi sul letto in camera». E invece poco dopo lo hanno trovato esanime, lì, sul suo letto. Se ne è andato così, ieri verso le 14, Carlo Orlandoni, l’imprenditore 37enne di Castelfidardo salito agli onori della cronaca tre anni fa, accusato dalla Procura di essere il responsabile della morte della squillo romena Adriana Mihaela Simion, 26 anni, uccisa a coltellate in una villetta a Marcelli il 7 aprile 2013. 
Viveva con il papà Gabriele e la mamma Paola in un appartamento in via Toscanini, zona Fornaci, proprio accanto alla caserma dei carabinieri di Castelfidardo. A trovarlo sul letto sono stati proprio loro due, saliti in camera per accertarsi di quel malore avvertito dal figlio dopo pranzo, che non sembrava nulla di preoccupante. Invece Carlo non rispondeva più. Era già morto quando sul posto sono accorsi i militi della Croce Verde di Castelfidardo che, in un tentativo disperato di salvataggio, oltre alla defibrillazione hanno fatto alzare l’eliambulanza da Torrette. E’ atterrata vicino alla sede della Croce Verde, ma è tornata indietro desolatamente vuota, per Carlo non c’èra più nulla da fare.
Per accertare la dinamica dei fatti sul posto si sono portati anche i carabinieri della vicina stazione fidardense, ma sulla morte per cause naturali non ci sono dubbi. Un decesso improvviso, che alcuni sui social network definiscono già di “crepacuore”. Carlo Orlandoni attendeva infatti il processo con rito abbreviato per l’omicidio della squillo romena, per il quale era l’unico indagato. L’udienza era imminente, il 5 ottobre, ma l’imprenditore fidardense non ha fatto in tempo a dimostrare in quella sede la sua innocenza, che ha sempre rivendicato sin dall’inizio. Il rito abbreviato gli è stato concesso lo scorso luglio quando i suoi legali, gli avvocati Vittoria Sassi e Roberto Gusmitta, hanno formalizzato l’istanza al gup di Ancona Francesca Zagoreo davanti al quale si sarebbe dovuta svolgere l’udienza preliminare. La difesa, che aveva depositato documenti e una corposa memoria, puntava ad ottenere un’assoluzione rapida dell’imprenditore che venne arrestato nel luglio 2013 per omicidio volontario e poi scarcerato 20 giorni dopo per mancanza di gravi indizi di colpevolezza. E dello stesso tenore erano stati due verdetti del Riesame e poi della Cassazione. Orlandoni si era intrattenuto con la Simion il giorno del delitto. I due poi, per stessa ammissione dell’imputato, avevano litigato perché lei voleva un compenso extra per la sua compagnia. Il fidardense ha però sempre negato di aver ucciso la ragazza e, per la difesa, nulla proverebbe la sua presenza nella casa al momento dell’omicidio. Non potrà mai provare la sua innocenza. 
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