Picchiata dal marito, perde il bimbo
Lui è accusato di procurato aborto

Picchiata dal marito, perde il bimbo Lui è accusato di procurato aborto
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Sabato 22 Aprile 2017, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 09:23
ANCONA - L’avrebbe picchiata fino a farle perdere il bambino che teneva in grembo. È l’accusa che la procura muove nei confronti di un peruviano di 38 anni, attualmente recluso nel carcere di Pesaro. La vittima è la sua ormai ex moglie, una connazionale di 36 anni che attorno al terzo mese di gravidanza avrebbe perso il bimbo proprio a causa delle lesioni inflittole dall’uomo.

Per lui, il pm Marco Pucilli ha richiesto il rinvio a giudizio per procurato aborto. L’udienza preliminare si terrà il prossimo 10 maggio. Probabile che la donna si costituisca parte civile. L’episodio finito sotto la lente della magistratura è accaduto nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 2015, nell’appartamento che i due coniugi dividevano al Piano. La follia dell’uomo è andata in scena al ritorno da una serata alcoolica passata con gli amici a bere birra. Quando aveva varcato la soglia di casa, per la moglie era iniziato l’inferno.

Per l’accusa sarebbero partiti schiaffi, pugni e calcioni. Secondo la procura, le botte le avrebbero provocato la perdita del bambino che teneva in grembo, figlio dell’ex marito. Da quanto è stato possibile ricostruire dalle indagini, le percosse si sono interrotte solo quando l’uomo, per il troppo alcool in corpo, aveva perso l’equilibrio. La donna, ne aveva subito approfittato per correre al cellulare ed avvertire la polizia. Quando hanno fatto irruzione in casa, le Volanti avevano trovato la donna ferita e l’uomo in possesso di un coltello lungo 19 centimetri. L’arresto era scattato immediatamente.

Di lì, la direttissima e il processo per maltrattamenti in famiglia, conclusosi con una condanna a due anni e sei mesi di reclusione. Nel frattempo, un’altra batosta. La procura, infatti, gli ha anche contestato il procurato aborto. Una contestazione senza alcuna consistenza secondo la difesa, rappresentata dai legali Marco Tacconi e Mosè Tinti. Stando alla loro tesi, il battito del bimbo era cessato già qualche giorno prima dell’episodio di violenza contestato dalla magistratura dorica.
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