Vaccini anti-covid, l'ospedale di Torrette si prepara alla campagna. Il d.g. Caporossi: «Chieste 4mila dosi​»

Il governatore Acquaroli e il d.g. Caporossi
Il governatore Acquaroli e il d.g. Caporossi
di Maria Cristina Benedetti
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Domenica 13 Dicembre 2020, 05:05

ANCONA - Nella babele dell’emergenza trova il bandolo della ripartenza. Michele Caporossi è certo: «Nulla sarà più come prima». Il direttore generale degli Ospedali Riuniti resetta lo scenario: «Non si potrà più tornare alla gestione finanziaria della sanità, con i limiti di spesa». Il virus insegna. 


Tempi e modi. Come e quando immagina il lento ritorno alla normalità?
«Ci vorrebbe una sfera di cristallo. Come evolverà questa pandemia non è prevedibile. Se Torrette rimanesse così, con questa pressione adeguata alle nostre competenze organizzative, ci metterei la firma».

 
Scatti la foto di questa resistenza. 
«Dei 105 posti messi a disposizione del Covid in questo momento ne sono occupati 93. In terapia intensiva abbiamo 18 ricoveri, su 19 letti dedicati, 6 dei quali sono collegati al circuito Ecmo, che permette l’ossigenazione extracorporea. Solo noi, nelle Marche, abbiamo queste macchine. I reparti di semi-intensiva e quelli ordinari sono stabili». 


Ora converta i numeri. 
«Significa che c’è una buona osmosi tra ospedale e territorio. Il piano messo in atto dalla Regione finora s’è dimostrato adeguato. Salvaguardando i percorsi delle lungo-degenze e delle altre patologie.

Funziona il trattamento dei positivi in casa». 


Possibilità, che la scorsa primavera, durante la prima ondata, non c’erano.
«No, sono stati compiuti passi avanti importanti. Una sicurezza s’è rivelata anche la profilassi che si fa attraverso la prudenza e la responsabilità dei singoli individui. Dà i suoi risultati. Se continua così, la situazione si riesce a governare». 


Quali sono le priorità di una riorganizzazione, necessaria per tornare a garantire il massimo della risposta sanitaria alle patologie no Covid?
«È indispensabile una premessa: per tutte le malattie tempo-dipendenti - infarto cardiaco, ictus, trauma maggiore, aneurisma, emorragie - abbiamo sempre assicurato le cure adeguate per tutta la regione. Il problema che persiste è la presa in carico dell’emergenza-urgenza, una difficoltà generata dagli itinerari obbligati dal Coronavirus, che fronteggiamo ogni giorno con il sacrificio e l’abnegazione degli operatori sanitari. Tutti».


Il personale: poco e sotto stress? 
«Un nodo difficile da sciogliere. Stiamo aspettando di ricevere le graduatorie per le assunzioni a tempo determinato. Abbiamo bisogno di 65 infermieri. Subito». 


Fase 2, dentro o fuori? 
«C’è una discesa lenta nel grafico dei positivi che va in contraddizione con il numero delle vittime ancora molto alto a livello nazionale. È tuttavia cosa nota che le due curve sono sfasate, con l’una che anticipa l’altra di due, tre settimane. Speriamo presto di arrivare all’allineamento, con il calo dei morti».


Marcello Tavio, direttore di Malattie infettive, sostiene che sia inappropriato evocare una nuova fase se ancora non abbiamo superato quella attuale. Concorda? 
«Assolutamente. Quello che dice il presidente degli infettivologi italiani non è un’opinione, ma un’affermazione scientifica». 


In vista della campagna vaccinale anti-Covid, quali sono i volumi necessari per la copertura del vostro personale?
«L’operazione dipenderà dalla Regione. Noi abbiamo già comunicato il nostro fabbisogno: 4.000 dosi». 


All’immunoprofilassi anti-influenzale a Torrette ha aderito solo il 50%, non teme una bassa partecipazione?
«Il rischio c’è, ma i dati ci rendono moderatamente ottimisti. Nel 2019 erano 600, oggi sono triplicati». 


Esiste, secondo lei, un modo per ridurre l’astensione? 
«Combattendo i negazionisti e coloro che sono contrari per preconcetto, ricordando che i vaccini sono tra le più grandi conquiste dell’umanità». 


Cambiamo angolazione. A che punto sono i lavori per la realizzazione dei nuovi reparti di terapia intensiva e semi-intensiva, previsti dal decreto 34, sulle misure urgenti in materia sanitaria?
«Dobbiamo distinguere tra quelli affidati direttamente da noi e quelli di competenza del commissario straordinario Domenico Arcuri. In tutto sono dieci interventi, molti in fase di progettazione esecutiva, alcuni in fase di realizzazione».


Al di là dei tecnicismi, i tempi?
«Riusciremo a rispettare quelli previsti dal cronoprogramma: da metà febbraio a fine giugno».


Un progetto che potrebbe restare lettera morta senza la linfa del personale? Sulla carta servirebbero almeno una trentina di medici e un centinaio di infermieri. Le tornano i conti?
«Sì, altrimenti quei reparti resteranno scatole vuote». 


Cifre, queste, che rientrano nella partita più ambiziosa del piano delle assunzioni che dovrebbe scattare il prossimo anno. Come vi regolerete con i parametri nazionali che da anni limitano, e addirittura bloccano, il turn over in corsia? 
«Il decreto 34 già prevede che i tetti di spesa vengano adeguati. Perché non sarà più come prima».

Si spieghi. 
«Non si potrà tornare a una sanità con una gestione finanziaria con i limiti di budget, com’è avvenuto negli ultimi 15 anni. No. La storia insegna che nei momenti di crisi l’unica risposta è tornare a investire».

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