Ancona, Renata uccisa e dimenticata:
sarà il Comune a organizzare i funerali

Ancona, Renata uccisa e dimenticata: sarà il Comune a organizzare i funerali
di Federica Serfilippi
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Sabato 28 Luglio 2018, 10:03
ANCONA - Ancora la salma non è stata sbloccata dalla magistratura e le indagini sull’omicidio di Renata Rapposelli non sono concluse. Nell’incertezza di un’inchiesta partita nell’ottobre del 2017 dalla procura dorica e poi passata nelle mani di quella teramana, all’orizzonte c’è una sola certezza per la povera pittrice: sarà il Comune di Ancona a farsi carico del suo funerale. Saranno i servizi sociali, a cui Reny si era rivolta più volte prima della tragica fine, a pensare all’iter burocratico necessario ad organizzare le esequie della donna ritrovata morta a Tolentino lo scorso 10 novembre e per il cui decesso sono indagati Simone e Giuseppe Santoleri, figlio maggiore ed ex marito della vittima.
 
Per il funerale della pittrice di origine teatina non c’è ancora una data. Difatti, quel che rimane del suo corpo è bloccato all’obitorio di Macerata per eseguire gli ultimi accertamenti medico-legali. Che la magistratura dia l’ok per portare fuori la salma dal nosocomio è questione di poco tempo. Il Comune di Ancona è già al lavoro per sbrigare le prime pratiche necessarie a svolgere il funerale di Reny. Anche prima della morte, aveva ricevuto la vicinanza dei servizi sociali. Del resto, l’appartamento dove abitava, in via della Pescheria, era di proprietà comunale. Le sue condizioni economiche non erano delle migliori e il contesto legato ai soldi sarebbe uno dei pilastri fondamentali dell’inchiesta.
Un’indagine partita ad ottobre 2016, con la denuncia di scomparsa sporta da un amico di Cingoli della pittrice, ed entrata nel clou il 6 marzo, con l’arresto dei Santoleri tramite un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Carlo Cimini. In mezzo, mesi di indagini eseguite in un primo momento senza la certezza che la donna, scomparsa da Ancona il 9 ottobre, fosse morta. Il cadavere putrefatto della pittrice era stato ritrovato il 10 novembre, nella contrada Pianarucci di Tolentino, vicino al Chienti. Della Rapposelli non era rimasto più nulla, se non una ciocca di capelli, un orologio, un paio di gioielli e una scarpa da ginnastica. Era servito il riscontro del dna per risalire all’identità del corpo. Solo una settimana prima del ritrovamento, i Santoleri erano stati portati alla caserma della Montagnola per essere ascoltati come persone informate sui fatti. Dopo ore di interrogatorio, padre e figlio erano usciti come indagati.
Erano seguiti mesi di intercettazioni telefoniche, accertamenti tecnici e plurimi esami autoptici prima dell’arresto. Per la procura, Renata – che il 9 si era recata a Giulianova per trovare il figlio Simone – sarebbe stata uccisa poco dopo il suo arrivo in Abruzzo, in casa dei suoi familiari. Non è chiaro come abbia trovato la morte: forse strangolata, forse soffocata. All’origine, motivi economici: Renata rivendicava 3 mila euro di arretrati legati al mantenimento. Il 12 ottobre il cadavere avrebbe lasciato Giulianova per arrivare a Tolentino. Un trasporto eseguito tramite la Fiat 600 bianca di Simone. A Tolentino, il tentativo maldestro di liberarsi del corpo. L’obiettivo era farlo scivolare in acqua, ma il cadavere si era fermato poco prima. Da marzo, i Santoleri si trovano in carcere con l’accusa di omicidio volontario e distruzione di cadavere. L’indagine, per competenza territoriale, è nelle mani della procura di Teramo.
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