A 16 anni massacrato di botte: «Spia»
E' grave. Aggressori arrestati: sono liberi

Un fermo-immagine dell'aggressione
Un fermo-immagine dell'aggressione
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Giovedì 26 Maggio 2016, 06:39 - Ultimo aggiornamento: 16:26
ANCONA - Massacrato di botte a 16 anni per aver fatto la spia. La sua colpa? Aver riferito a un commerciante cinese del Piano che due tipi entravano nel suo negozio e non pagavano. Quelli hanno preso di mira il minorenne. E quando ieri, attorno alle 19, l'hanno visto in via Giordano Bruno, l'hanno inseguito e pestato brutalmente, armati di cinghia e bottiglie, sotto gli occhi di passanti e commercianti terrorizzati.

Una spedizione punitiva a tutti gli effetti, immortalata dalle spycam di un internet point. Poi sono scappati in auto. Ma in serata la polizia, grazie alle riprese, li ha raggiunti a casa: avevano ancora i vestiti sporchi di sangue. In manette sono finiti due fratelli del Bangladesh: W.U. di 29 anni e M.H. di 25, il cui arresto è stato convalidato ieri in tribunale. Adesso, però, sono di nuovo liberi (saranno processati il 6 luglio per lesioni aggravate in concorso) perché c'è incertezza sulla prognosi, per ora inferiore ai 40 giorni, dunque non è scattata la misura cautelare. Prognosi che non è stata ancora sciolta: il ragazzino, anche lui bengalese, ha due costole rotte e delle lesioni emorragiche alla testa, ma si valutano possibili infezioni per i morsi ricevuti al torace e alla schiena. 


Una maschera di sangue
Follia e violenza al Piano, quartiere sempre più nel degrado e ormai fuori controllo. Hanno paura i residenti, tremano i commercianti. Quando è scoppiata la rissa, c'è chi terrorizzato si è chiuso a chiave nel proprio negozio e ha inserito l'allarme. Fuori piangeva e gridava aiuto il ragazzino: una maschera di sangue. Secondo la ricostruzione della polizia, il pestaggio sarebbe avvenuto in due tempi. Sembra che i due fratelli stessero importunando una ragazza. Il 16enne sarebbe intervenuto per allontanarli, ma loro l'hanno riconosciuto e hanno cominciato a prenderlo a pugni, due contro uno. Lui è scappato, ha chiesto aiuto prima all'internet point, poi all'amico cinese che gestisce un negozio in via Giordano Bruno, a pochi passi dalla rotatoria di via Marconi. Gli aggressori sembravano essersi dileguati, ma poi sono tornati. Uno brandiva due bottiglie di vetro, l'altro una cintura. Il commerciante orientale ha provato a fermarne uno, ferendosi a una mano. Tutto inutile. Il minorenne è riuscito a schivare le bottiglie, ma non i colpi della cinghia e la scarica di calci e pugni. In qualche modo è sfuggito alla furia dei due fratelli e si è messo in salvo barricandosi all'interno della Profumeria Galeazzi. «Aiuto, mi inseguono, chiamate la polizia!», urlava mentre i clienti scappavano. 

Le riprese delle spycam
Una commessa, impietrita, ha chiamato il 113. Quando tre Volanti sono arrivate al Piano, gli aggressori si erano già dileguati. Ma grazie alle spycam e al racconto del ferito, che aveva un occhio tumefatto, la t-shirt strappata ed era senza una scarpa, in serata i poliziotti hanno rintracciato a casa i due energumeni. Nell'auto con cui sono scappati, una Renault Clio, hanno rinvenuto sotto un sedile la cinghia insanguinata con cui hanno pestato il rivale. Manette ai polsi, i due fratelli, entrambi con precedenti - difesi dagli avvocati Annalisa Marinelli e Giuseppe Cutrona - hanno trascorso la notte in Questura. Ma ieri il giudice li ha rimessi in libertà a causa dell'incertezza sulla prognosi, benché il Pm Irene Bilotta avesse chiesto per entrambi la misura cautelare in carcere. 

 
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