Dj Andrea morto a 28 anni nello schianto, ma era una gara clandestina tra supercar: partito il processo

Dj Andrea morto nello schianto, ma era una gara clandestina tra supercar: partito il processo
Dj Andrea morto nello schianto, ma era una gara clandestina tra supercar: partito il processo
di Federica Serfilippi
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Venerdì 8 Luglio 2022, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 17:19

ANCONA - Per anni la morte di Andrea Bolchi, dj nativo di Cremona ma trapiantato a Senigallia, è stata catalogata come conseguenza di un “semplice” incidente stradale: la perdita del controllo dell’auto sull’Arceviese e lo schianto fatale contro un albero, avvenuto il 30 gennaio del 2010, mentre procedeva in direzione Serra de’ Conti.

Poi, la svolta che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di un 38enne maceratese (M.

P. le sue iniziali). Per la procura sarebbe stato lui, mentre guidava la sua Nissan Silvia, a causare l’incidente in cui perse la vita il 28enne dj, notissimo per essersi esibito in vari locali della Penisola. 

Gara tra supercar

La carambola, sempre secondo quanto rilevato dagli inquirenti, sarebbe avvenuta all’interno di una gara non autorizzata di supercar e fatta di sorpassi e contro-sorpassi. Proprio in un contesto del genere sarebbe maturato l’incidente con la perdita di controllo dell’auto, una Bmw M3, da parte del dj. Per il 38enne, il pm Daniele Paci lo scorso gennaio ha chiesto il giudizio immediato. E ieri mattina, davanti al giudice Paola Moscaroli, s’è aperto il processo. L’imputato dovrà rispondere di omicidio stradale e varie violazioni al codice della strada. Parte civile con l’avvocato Corrado Canafoglia sono i genitori della vittima che mai si sono arresi nel cammino per la ricerca della verità, pregando più volte a chi avesse assistito al sinistro di parlare. Chiedono, complessivamente, un risarcimento danni del valore di un milione di euro.
Nel corso della prossima udienza, prevista per il 6 ottobre, verranno ascoltati i primi testimoni. L’imputato è difeso dall’avvocato Pierfrancesco Tasso: non sono stati scelti riti alternativi per cercare di smontare le accuse a dibattimento. La svolta del caso si è avuta lo scorso anno. È dall’ascolto delle intercettazioni di un’indagine diversa da quella dell’incidente – e avviata nel 2016 - che i carabinieri hanno iniziato a mettere insieme i pezzi del puzzle, arrivando a ipotizzare come contesto del sinistro una gara clandestina di supercar. Da lì, il cerchio stretto attorno al 38enne e al ruolo, ancora da accertare a dibattimento, avuto all’interno del sinistro sull’Arceviese. Stando ai militari, il dj aveva perso il controllo della sua Bmw nel tentativo di un reciproco sorprasso con l’auto avversaria. I veicoli sarebbero partiti appaiati, all’altezza dell’incrocio con via Carrara, e poi avrebbero puntato sull’acceleratore, fino al tragico incidente: per la procura dopo aver perso il controllo della vettura, e aver percorso 23 metri sulla banchina, Bolchi era finito violentemente con la parte anteriore dell’auto contro un albero.
Gli spettatori
La morte era stata istantanea. Stando a quanto ipotizzato dalle parti civili, quella notte ad assistere alla gara di velocità ci sarebbero stati degli spettatori. Nessuno però avrebbe mai parlato, tanto che all’inizio gli investigatori non avevano rilevato il coinvolgimento di altri veicoli. Le parole dell’avvocato Canafoglia: «Una triste vicenda, non solo per la morte di un giovane figlio unico, ma anche perché caratterizzata dal silenzio sulla verità portato avanti da anni soprattutto da quello che Andrea reputava il suo amico del cuore. A tutt’oggi nessuno si è fatto vivo con i genitori di Andrea, neanche per chiedere scusa».

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