«Dammi cinquemila euro o ti distruggo la casa»: condannato a più di tre anni l'inquilino moroso

«Dammi cinquemila euro o ti distruggo la casa»: condannato a più di tre anni l'inquilino moroso
«Dammi cinquemila euro o ti distruggo la casa»: condannato a più di tre anni l'inquilino moroso
di Federica Serfilippi
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Giovedì 8 Luglio 2021, 08:00

ANCONA - Non paga l’affitto, non salda le bollette e per andarsene di casa minaccia il proprietario: «Se non mi dai 5mila euro, ti distruggo l’appartamento». Sono i contorni dell’estorsione che la procura ha contestato a un cittadino iracheno di 33 anni, un tempo domiciliato in un’abitazione di via Astagno, di proprietà di un 57enne anconetano.

Al termine del processo, l’imputato è stato condannato dal giudice Carlo Cimini a scontare tre anni e quattro mesi di reclusione. Alla vittima, parte civile con l’avvocato Andrea Marini, andrà una provvisionale di 4mila euro. I fatti risalgono tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014. 

Il procedimento 

C’è voluto così tanto per arrivare al verdetto poiché in un primo momento era stata contestata la violenza privata. Il reato è stato poi riqualificato in estorsione e, dunque, il processo è ricominciato. Stando alla procura, inizialmente la richiesta dell’iracheno per lasciare casa era di 5mila euro. Alla fine, la vittima ne aveva dovuti sborsare 800 per tornare ad usufruire dell’appartamento.

Era stato lo stesso anconetano, in una precedente udienza, a raccontare il cursus della vicenda, iniziata circa un anno e mezzo dopo l’ingresso del 33enne in casa, condivisa inizialmente con altre due persone. «L’inquilino – aveva detto la parte lesa – non pagava più le bollette e il canone d’affitto, sostenendo di avere alcuni problemi economici. Per alcuni mesi, ho lasciato correre, poi a giugno 2013 l’ho sollecitato». Ma niente da fare. «A un certo punto mi ha iniziato a dire: “Se mi dai un regalino vado via”, oppure “Dammi cinque mila euro e abbandono casa”». Col tempo, le richieste si erano fatte più pressanti: «Sono arrivate le minacce, del tipo “Se rivuoi la casa intera mi devi pagare”, “Se mi stacchi le utenze, ti distruggo casa, mi porto via cucina e mobili”». «A un certo punto – aveva proseguito la vittima – ho avuto difficoltà economiche e non ce l’ho più fatta a pagare le bollette di via Astagno, così sono state staccate le utenze». La liberazione della casa era costata 800 euro: 700 consegnati nelle mani dell’imputato, 100 in quelle di un «suo parente per la restituzione materiale delle chiavi di casa». L’imputato ha sempre rigettato ogni contestazione. 

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