ANCONA - Cala la pressione del virus sull’ospedale regionale, ma gli effetti positivi sulle attività extra Covid ancora non si vedono. Se da un lato le prestazioni ambulatoriali sono state sempre preservate, grazie allo sforzo compiuto dai vertici di Torrette, dall’altro l’area medica, quella cardiovascolare e in generale l’attività chirurgica continuano a patire la necessità di trasferire risorse, spazi e personale alla cura dei malati di Covid.
Insomma, è ancora troppo presto per ipotizzare un ritorno alla normalità, se è vero che il solo comparto chirurgico ha subito un drastico taglio del 25-30% rispetto allo standard pre-pandemia. Nulla a che vedere con il primo lockdown di un anno fa, durante il quale si arrivò ad aggredire pesantemente il Blocco operatorio con una riprogrammazione totale delle attività, ma anche in questa seconda fase l’impatto, pur meno massiccio, è stato (e resta ancora) considerevole.
«La morsa del Covid si è ridotta, ma ancora non abbiamo un aumento della disponibilità delle sale operatorie - spiega il professor Marco Di Eusanio, direttore della Cardiochirurgia degli Ospedali Riuniti -. Ci attestiamo ormai da qualche mese su una riduzione del 25-30% del numero di interventi, per quanto i vertici ospedalieri abbiano compiuto uno sforzo importante per salvaguardare l’attività cardiochirurgica. L’anno scorso avevamo toccato il minimo storico, con un taglio vicino al 50%: ad aprile avevamo effettuato appena 26 interventi su una media di 105-110 programmati. Ora ci attestiamo attorno al 70-75% dell’attività, dunque siamo fortemente sottodimensionati rispetto alla richiesta di cura». Chiaramente è stata sempre garantita l’urgenza, ma c’è un aspetto che preoccupa i medici: «I pazienti che oggi si rivolgono a noi arrivano in condizioni peggiori - spiega Di Eusanio - perché per tutto questo tempo non si sono presentati per paura di contrarre il Covid». L’altra conseguenza negativa è l’allungamento delle liste d’attesa, «intorno a 3 mesi per un intervento non urgente: su 25-26 programmati a settimana, al momento riusciamo ad eseguirne in media 18. Resta alta l’occupazione delle terapie intensive: dovranno svuotarsi, prima di vedere effetti sulle sale operatorie».
Tra i reparti che più hanno sofferto la dislocazione delle risorse alle aree Covid c’è l’Ortopedia. «Per noi l’impatto della pandemia è stato devastante - ammette Raffaele Pascarella, primario della Divisione di Ortopedia che in passato ha operato il campione di motociclismo Valentino Rossi -.