Manlio Baleani, tra i primi amministrativi dell’Università Politecnica: «Al Rettorato, fui paciere
tra gli opposti estremisti»

Manlio Baleani, tra i primi amministrativi dell’Università Politecnica: «Al Rettorato, fui paciere tra gli opposti estremisti»
Manlio Baleani, tra i primi amministrativi dell’Università Politecnica: «Al Rettorato, fui paciere tra gli opposti estremisti»
di Lucilla Niccolini
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Domenica 28 Gennaio 2024, 05:00

“Casebruciate” s’intitola l’ultimo romanzo di Manlio Baleani. Un omaggio alle sue radici, perché è lì che è nato, nel ‘43, in quella che oggi si chiama Marina di Montemarciano. «Nel 38, Mussolini aveva prescritto che fossero aboliti i nomi “disfattisti”». Fu concepito durante una licenza del padre, che prestava servizio in Marina, a Tolone. «Dopo l’8 settembre, riuscì a tornare a casa, passando per la Svizzera, e a ricongiungersi con la moglie e i due figli, mio fratello Paolo e me. Il terzo, Bruno, sarebbe nato nel ‘48». I ragazzi di Marina, allora, giocavano sulla spiaggia, davanti agli stabilimenti della Montedison, o dentro la Fortezza Piccolomini, cinquecentesca, per tutti il Mandracchio. 


Il servizio di leva


«Avevo 16 anni, quando i miei si trasferirono a Collemarino». Il padre fu assunto come insegnante di Navigazione alla scuola per marinai alla Fiera della Pesca; e Manlio, dopo la terza media, andò a bottega da un falegname anconetano. «Poi, fui assunto come carpentiere ai cantieri Castracani. E intanto frequentavo la parrocchia di don Franco, agli Archi. Quando, delegato dall'Azione Cattolica, chiesi un permesso, per partecipare a un convegno a Roma, mi licenziarono». Poco male, Manlio parte per il servizio di leva. «A Roma, passai ventiquattro mesi in ufficio, al ministero della Marina. Mai salito su una nave». Ed entra in Cisl, dalla porta principale, in via Po 21, con la presentazione di don Pier Franco Pastore, dirigente di Azione Cattolica. A fare il sindacalista, lo impara al Centro Studi confederale della Cisl, a Firenze, prima di essere assunto dalla Lola, gloriosa ditta di scarpe per bambini, a Falconara. «Assistente del direttore. In Cisl mi occupavo del settore Tessile e Abbigliamento». 


L’ateneo 


Intanto, ad Ancona prendeva forma l’università. «Trifogli, che ne fu l'artefice, accortosi che sapevo scrivere a macchina, mi fece assumere». Manlio Baleani è stato uno dei primi sette impiegati amministrativi dell’Università di Ancona. «Quell’anno, il '70, fu per me la vera svolta. Entrai al Rettorato, in piazza Roma, e conobbi Susi, la donna della mia vita, in parrocchia.

Si era appena iscritta a Biologia, a Bologna, e quando si laureò ci sposammo, nel ‘75». Ricorda un aneddoto: «Nel ‘71, un gruppuscolo di estrema sinistra occupò, pacificamente, l’aula magna del Rettorato, dove si tenevano le lezioni di Medicina. Avvisati, chissà da chi, cercarono di entrare nel palazzo alcuni estremisti di destra. Sarebbero venuti alle mani con gli occupanti, che noi impiegati facemmo uscire da una porta secondaria». L’anno dopo, il terremoto. «Ero sfollato con la famiglia a Cingoli. Trifogli mi impose di farmi trovare ogni mattina all’ingresso dei prefabbricati di Medicina, a Posatora, per accogliere i terremotati che chiedevano ospitalità».


I dialetti


Eletto rettore Franco Angeleri, fu suo segretario particolare, affiancato da una giovanissima Grazia Gioacchini. «Ma il periodo più interessante fu quando, dopo la pensione, nel 2003, fui distaccato al sindacato con incarichi regionali. Con la Cisl Pensionati, per ispezioni amministrative e conferenze, girai tutta l'Italia, dal Piemonte alla Sardegna». Gli nacque forse da quei pellegrinaggi la passione per i dialetti. Nel 2011, iniziò a pubblicare una serie di libri, in cui presenta parabole ed episodi evangelici in italiano, affiancati dalle versioni in vernacolo di ogni regione. Ma il suo preferito resta il romanesco di Giuseppe Gioacchino Belli, di cui aveva commentato, nel 2006, cento sonetti. 


Il Circolo 


«Una volta scoperto che il poeta romano era stato spesso nelle Marche, toccando ben ventuno località, gli ho dedicato tre romanzi storici, in cui le sue vicende, documentate, si intrecciano a personaggi reali e di fantasia». Instancabile, Manlio è socio onorario del Circolo Ricreativo dell’ateneo anconetano, che fondò nell’83, «dopo una partita di calcio della nostra rappresentativa contro la squadra universitaria di Perugia». Ed è abile cuoco, non solo per la sua famiglia, ma anche per quella allargata e multietnica della “Tenda di Abramo”. Un’esperienza trentennale ai fornelli, che Manlio, uomo di gran cuore, ha raccontato in “Cucinare per accogliere”. 
 

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