Lungomare Nord, l'armatore Alberto Rossi: «Spostare i traghetti dal porto antico è un test importante»

«All’ex Bunge stiamo abbattendo gli ultimi silos. Già bonificata tutta l’area»

Lungomare Nord, l'armatore Alberto Rossi: «Spostare i traghetti dal porto antico è un test importante»
Lungomare Nord, l'armatore Alberto Rossi: «Spostare i traghetti dal porto antico è un test importante»
di Maria Cristina Benedetti
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Domenica 10 Marzo 2024, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 11:58

La linea d’orizzonte per Alberto Rossi è innanzitutto un segno d’equilibrio. Onore da Cavaliere del lavoro ed essenza da amministratore delegato, di Adria Ferries, arriva al punto di sintesi: «La rimodulazione dell'Accordo di programma per il Lungomare Nord è un passaggio fondante. È un’opera importante ancor prima che per il porto per la città». 
Sono 52 milioni per la nuova scogliera a protezione della ferrovia, con interramento, rettifica dei binari e velocizzazione della linea, oltre a un parco pubblico. Sostanza. 
«Con il riposizionamento graduale del porto storico, liberato dai traghetti, con lo sviluppo di quello commerciale, attraverso la Penisola, la madre di tutte le banchine, quest’azione combinata è la dimostrazione che esiste una straordinaria attività». 

 
Allungare lo sguardo fino al mega-pontile che, allargandosi nel mare, ridisegnerà lo skyline dorico, non reputa sia un azzardo? Lei ne parlò nel 2003, sono passati oltre vent’anni. 
«Fare previsioni è sempre difficile. Ritengo, tuttavia, che osservando il nostro scalo marittimo si notano sia esempi positivi sia negativi».
Iniziamo dalla cifra preceduta dal segno meno. 
«La Darsena Marche, ovvero la sequenza delle banchine 26, 27 e 28, è legata a un piano regolatore degli anni Ottanta. È stata realizzata solo al 33%: ora con lo sblocco delle vicende giudiziarie che insistevano sulla 27 si sta ripartendo con i lavori, propedeutici per altro alla creazione della Penisola». 
Il segno più dove lo piazza? 
«Sulla diga di sopraflutto, quella che corre di fronte al porto per proteggerlo. È stata realizzata in tre anni».
Sull’osservanza del cronoprogramma lei ha molto da insegnare. A che punto è il suo progetto Eagle, targato Frittelli Maritime, nell’ex area Bunge? Ventimila metri quadrati di depositi, uffici nei silos e spazi per eventi.
«L’opera di demolizione è già terminata, entro la primavera verranno approvati i progetti per ricostruire».
I dettagli, prego. 
«I primi magazzini da 2.000 metri quadrati sono pronti; i secondi da 3.000 lo saranno a giugno; entro l'estate toccherà alla presentazione del piano esecutivo di ulteriori 11mila metri quadrati, per i quali è previsto il completamento nel 2025».
Allora, correre si può? 
«Stiamo abbattendo gli ultimi silos, abbiamo già bonificato il materiale inquinante, primo fra tutti l'amianto, sono state recuperate 1.800 tonnellate di ferro e macinato il calcestruzzo, che verrà usato per la riedificazione». 
S’è impegnato a scrivere la parola fine a dicembre 2025, con tanto di impianto fotovoltaico da 2,5 megawatt: potrà alimentare tutta la zona, comprese le banchine 19, 20 e 21 che si aprono lì di fronte. Il trasferimento dei ferry boat su quei moli per lei è una condizione necessaria? 
«C’è una sensibilità istituzionale per iniziare quella migrazione. La nostra operazione è indipendente, comunque lo auspico, come cittadino. Da armatore considero positivo un luogo dove è massima l’efficienza nell’ormeggiare e nell’operare». 
Sommando i vari elementi che ha appena esposto, dove vuole arrivare? 
«È un primo passaggio, un test importante».
Condivide l'ipotesi della stazione-passeggeri all’ex Fiera della Pesca? 
«Ritengo che un porto che vuole competere deve valorizzarsi e dotarsi di infrastrutture». 
Soprattutto perché non è tutto un rifiorire. Le merci movimentate nel 2023 sono calate del 10%. 
«Le risorse Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, sono l’occasione per agganciare fondi europei. L’Autorità portuale sta indicando la strada». 
Il contraddittorio che s'è generato sul terminal grandi-navi al Molo Clementino come lo giudica? 
«Un dibattito superato.

L’Authority sta seguendo l’iter e Ancona non vuole rinunciare al mondo delle crociere. Ora è una questione puramente tecnica. Punto».

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