Ancona, patteggia il trafficante
di minori clandestini sorpreso in porto

Ancona, patteggia il trafficante di minori clandestini sorpreso in porto
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Martedì 20 Giugno 2017, 11:18
ANCONA - Secondo i documenti falsi prodotti ad Ancona, dovevano avere solo 9 anni, i due giovani accompagnati da un uomo di origine angolana durante lo sbarco ad Ancona il 27 febbraio scorso. i ragazzini, di origine congolese, invece, erano di qualche anno più grandi e non avevano alcun rapporto di parentela né con l’accompagnatore né con una congolese che era con loro. L’uomo, 51 anni, difeso dall’avvocato Giuseppe Cutrona, ha patteggiato ieri una pena di due anni, due mesi e venti giorni di reclusione davanti al gup Francesca Zagoreo. Subito dopo che si era scoperta la falsità dei documenti esibiti, infatti, l’angolano era stato arrestato dalla Polizia di frontiera per aver promosso il favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina.

La donna venne respinta mentre i giovani sono tuttora ospitati in una struttura di accoglienza ad Ancona. L’uomo aveva riferito di essersi recato in aereo da Parigi ad Atene e poi di aver preso con sé i bambini e la donna per fare un favore ad un amico. Che il porto sia il luogo di traffici illegali lo dimostra anche un altro processo, sempre davanti al gup Zagoreo, che si è concluso con un patteggiamento (due anni, cinque mesi e 24 giorni di carcere, con pena sospesa) per il carico da 12 kg di marijuana trasportato in una Smart Fourfour guidata da un 20enne albanese sbarcato ad Ancona il 9 marzo scorso da un traghetto Minoan proveniente da Patrasso. Finanzieri e doganieri scoprirono la droga - che aveva solo 1,1 kg di principio attivo - nascosta dentro i longheroni della city car. Ciò però non era servito a eludere il fiuto dei cani antidroga: la vettura era stata smontata pezzo per pezzo e si era scoperta la marijuana. Dopo la convalida dell’arresto, il giovane, difeso dall’avv. Giuseppe Cutrona, era rimasto in cella fino al 10 maggio scorso. Il 20enne, che lavora regolarmente in patria e ha parenti in Italia, aveva ammesso le proprie responsabilità e chiesto scusa per ciò che aveva fatto. Ora è libero e potrà tornare in patria con la vettura dissequestrata.
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