ANCONA - Il Comune di Ancona non si arrende: ricorso in Cassazione per non vedersi sottratto il “tesoretto” di Simone Bonci, l’ex dipendente condannato in primo grado per corruzione a due anni e mezzo di reclusione. Dopo le due istanze rigettate (una promossa davanti al gup, l’altra dichiarata inammissibile dal Tribunale del Riesame), l’amministrazione Mancinelli tenta la carta del “palazzaccio” romano.
In ballo ci sono circa 49mila euro, somma in parte versata nelle casse dell’ente a mo’ di risarcimento dall’ex dipendente, arrestato nel novembre del 2019 dalla Squadra Mobile con l’accusa di aver creato un sistema per affidare appalti a imprenditori compiacenti in cambio di mazzette, regali hi tech e lavori edili in casa sua.
La vicenda
In un primo momento, il geometra era intenzionato a patteggiare nel procedimento penale che lo vedeva coinvolto. Proprio per far andare a buon fine il rito alternativo, aveva versato la cifra all’amministrazione per coprire i danni contestati dalla procura e relativi agli episodi corruttivi. Alla fine, il patteggiamento non c’è stato per l’opposizione della pubblica accusa: Bonci è stato condannato col rito abbreviato. Nel dispositivo della sentenza, il gup Francesca De Palma aveva disposto il sequestro ai fini della confisca di una somma pari a 49mila euro, ovvero la cifra finita nelle mani del Comune.
Per non vedersi togliere i soldi, l’amministrazione ha prima presentato ricorso al gup stesso, poi al Tribunale del Riesame, «ritenendo che le somme in argomento non fossero più nella disponibilità del predetto imputato, bensì fossero ormai entrate nel patrimonio dell’amministrazione».