ANCONA Si sarebbe presentato sui social come un tenente dell’Esercito e sotto falso nome, facendo finire nella sua rete una 40enne jesina, madre di tre figli. Chat dopo chat, i due avrebbero iniziato poi una relazione d’amore a distanza, con incontri ridotti. Lei pensava fosse vera, credeva in quella storia e in un futuro insieme a lui, suggellato da una promessa di matrimonio. Ma invece - stando a quanto contestato dalla procura - quella relazione sarebbe servita all’uomo, un 43enne campano residente nel Lazio, solo a spillarle soldi: circa 15mila euro in un anno.
La scoperta
Quando lei ha preso coscienza di essere finita nella rete di un imbroglione, lo ha denunciato. È nato così un processo per truffa, per cui ieri la procura ha chiesto la condanna a un anno di reclusione.
Le nozze
Ma non è tutto. Lui l’avrebbe indotta a versargli dei soldi per l’organizzazione del matrimonio e l’acquisto delle bomboniere. Credendo nelle nozze imminenti, la donna era corsa in atelier a comprare l’abito da sposa: 2.200 euro. Nel corso della frequentazione con la jesina, il 43enne si era effettivamente sposato. Ma con un’altra donna. «È un uomo che va fermato, le sue condotte sono state mortificanti» ha detto ieri in udienza l’avvocato di parte civile, Vania Lupacchini. Per la difesa, rappresentata dagli avvocati Alessio Colotti e Luca Montanari, non ci sarebbe stata alcuna truffa. Lui le avrebbe chiesto dei soldi, è vero. Ma perché in quel periodo non lavorava e aveva bisogno di cure mediche.