Leonardo, 14 mesi, e un sorriso per tutti
muore dopo una caduta dal triciclo

Leonardo, 14 mesi, e un sorriso per tutti muore dopo una caduta dal triciclo
di Emanuele Coppari e Stefano Rispoli
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Mercoledì 27 Aprile 2016, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 05:28
ANCONA - Il lampo d'un secondo ha acceso l'inferno della tragedia che s’è portata via Leonardo. Un bimbetto di quattordici mesi che si diverte un mondo in compagnia dei nonni. Passeggia felice sul triciclo, poi è un attimo: il triciclo si sfrena, il piccolo finisce contro un palo e batte la testa. E il sorriso si spegne. Viene accompagnato al pronto soccorso del Salesi, sembra una cosa da niente, torna a casa. Ma è un inganno del destino che poi vira verso il dramma.

C'è qualcosa che non va, i genitori lo riportano in ospedale, dove le condizioni del piccolino precipitano all'improvviso, piomba nel buio da cui non riemergerà più. La tragedia peggiore per una mamma e un papà: perdere il figlio di un anno o poco più. Vivono a Pietralacroce. Lei Arianna Bartolucci, fa l’avvocato, lui Giacomo Lorenzetti, giocatore di pallamano con la Luciana Mosconi. I compagni di squadra di Giacomo e gli amici della coppia prendono chissà dove coraggio prima di provare a farne a Giacomo ed Arianna. Ieri sera sono stati con loro in una sorta di veglia del dolore, a poche ore dalla morte di Leonardo. 

La caduta fatale
Per il bimbetto il sipario su questo mondo scende alle 17 di ieri pomeriggio. E' la fine di un'agonia così tanto distante dal clima di serenità di giovedì quando in via Insonzo Leonardo riempiva il suo tempo libero da bimbetto con i nonni che lo spingevano sul triciclo di quelli con il bastone dietro. Forse il perno non era agganciato bene, o chissà per quale inciampo della sorte Leonardo è andato a sbattere su un palo e ha rimediato una brutta botta in testa.

La visita al Salesi
Lo hanno accompagnato al pronto soccorso del Salesi dove è stato sottoposto agli accertamenti. Gli hanno fatto la Tac che ha dato esito negativo. Gli è stato diagnosticato un trauma cranico, ma i medici non sembravano preoccuparsi troppo. Tanto che hanno dimesso il bambino, con la raccomandazione ai genitori di controllare le reazioni di Leonardo. «Se ci sono complicazioni, riportartelo qua».

Il ritorno all’ospedale
Il pericolo sembrava scampato. Passavano le ore, i genitori si sono accorti che il figlio non stava bene. Venerdì mamma e papà lo hanno riportato in ospedale, dove è stato ricoverato nel reparto di Neurologia per esami clinici più approfonditi. Le indagini diagnostiche non sparevano evidenziare criticità. Ma il dramma infido era in agguato, si annidava nascosto. Leonardo ha cominciato a peggiorare. L'allarme rosso si è acceso sabato dopo una poppata. Il rigurgito era il segnale che la situazione stava precipitando. 

La morte del bimbo 
Le condizioni del bimbo hanno imboccato la strada del non ritorno. Ha perso conoscenza e non si è più ripreso. Le ultime ore di vita le ha trascorse nel reparto di Rianimazione, ma sono solo servite al passaggio dal sonno profondono alla morte, arrivata ieri pomeriggio, anche se il decesso è stato dichiarato in tarda serata. E’ scattata la procedura che detta i passaggi tecnici per l’ultimo immenso atto d’amore di Leonardo. Gli specialisti del Centro regionale trapianti, con il contributo di un’équipe da Bologna, si sono messi al lavoro di notte per il prelievo degli organi. Il soffio di vita che si spegne diventa alito di speranza per altri bimbetti. Impossibile vedere quella luce ieri pomeriggio, al Salesi. Solo un’ombra sull’anima perché Leonardo non c’è più. La notizia ha avuto l'effetto di una lama infilata nel cuore di genitori e degli amici che - scalata la montagna dello choc iniziale - hanno provato a circondare d’affetto Arianna e Giacomo, annientati dal dolore. Leonardo era diventata la mascotte della Mosconi, suo padre lo portava alle partite al palazzetto dello sport. L’orgoglio di papà Giacomo. E adesso quella ferita lancinante che ti lacera dentro. «Stateci vicini, non ci abbandonate», era il suo appello disperato a tutti quelli che gli vogliono bene anche quando Leonardo era ancora appeso al filo che separa la vita dalla morte. 

La doppia inchiesta
Adesso che si è spezzato, le lacrime finiscono anche per inzuppare le tante domande che risuonano nell’abisso di disperazione. Perché gli esami a cui Leonardo è stato sottoposto non hanno evidenziato l’ematoma che gli è stato fatale? E’ possibile che ci siano emorragie interne così subdole da non farsi scoprire dagli accertamenti svolti seguendo tutte le normali procedure? In breve: è stata solo per la maledizione del caso se uno scricciolo di 14 mesi non c’è più? La risposta arriverà dalle indagini. Quelle della Procura che prenderanno le mosse dall’acquisizione delle cartelle cliniche. E quelle previste dai protocolli della direzione medica di presidio degli Ospedali riuniti. Attende l’esito delle verifiche il direttore generale Michele Caporossi, anche lui ieri sera molto provato dalla tragedia di Leonardo. «Tutto il personale si è dedicato a questo evento che ha stravolto tutti. Ci stringiamo attorno al dolore della famiglia e di tutta la comunità. Faremo tutto quello che è necessario».
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