Il caffè al bancone, i clienti a tavola: bar e ristoranti tornano alla normalità. «La libertà dopo 7 mesi»

Torna nei bar il rito del caffè al bancone
Torna nei bar il rito del caffè al bancone
di Andrea Maccarone
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 2 Giugno 2021, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 22:30

ANCONA - Tornano in campo i grandi esclusi della ristorazione. Da ieri via libera al pranzo e alla cena al chiuso. Mentre nei bar si riprende con la cara e vecchia tradizione del caffè al bancone. Piccoli segnali di una normalità ritrovata, non fosse che distanziamento, mascherine e le varie normative sulla sicurezza sanitaria ci rammentano che la pandemia non è ancora messa alle spalle. Ma il solo fatto di poter riabbracciare una parte della consuetudine rimasta congelata per mesi, è già un ottimo auspicio. 


Prima di andare al lavoro oppure in pausa pranzo: il rito del caffè al bancone è un fatto culturale, di costume. Consumarlo da asporto non è affatto la stessa cosa. Se ne sono accorti gli esercenti che per un lungo periodo hanno dovuto somministrare la bevanda in bicchieri di plastica. O nelle ultime settimane solamente al tavolo. Ma finalmente da ieri è crollato lo sbarramento al bancone.

«Sembrerà sciocco, ma ho visto i clienti euforici - afferma Michele Zannini del Caffè Giuliani - c’è stato da subito un bel movimento e tutte le persone erano felici di poter tornare a bere il caffè al banco». Un’abitudine messa da parte da così tanto tempo, che molti neanche si sono resi conto che adesso è possibile sostare all’interno del locale per consumare in piedi. «Glielo abbiamo dovuto ricordare noi - spiega Simone Boari, titolare di Rosa Food - tutti questi cambi continui delle restrizioni hanno generato una gran confusione tra le persone. Ma adesso speriamo che tutto stia andando in un’unica direzione: ovvero verso l’allentamento progressivo degli impedimenti e che soprattutto non si torni più indietro». 


Da ottobre dell’anno scorso i ristoranti avevano smesso di servire i pasti indoor.

Sembra una vita fa. E infatti non appena è caduto il veto su pranzi e cene all’interno, sono fioccate le prenotazioni anche per gli ultimi dannati della ristorazione: ossia tutti quei locali che, senza dehors, sono rimasti a guardare i colleghi che potevano lavorare all’aperto. «Finalmente sentiamo il telefono squillare di nuovo - dice Paola Amoruso, titolare della Trattoria Sot’ Aj Archi - abbiamo avuto subito delle prenotazioni sia per il pranzo, che per la cena. C’è tanto da fare e siamo davvero felici di ricominciare». 


L’entusiasmo è palese. Del resto dopo un’agonia di sette mesi è come riassaporare la libertà alla fine della prigionia. «Fino a qualche giorno fa dovevo declinare le richieste che arrivavano da parte di clienti che non sapevano che non avessimo uno spazio all’aperto - racconta Paolo Marchini, titolare dell’Osteria del Pozzo - probabilmente ci trovavano tramite le recensioni online. Ora posso finalmente accoglierli». 


La ripartenza, nonostante arrivino le prime prenotazioni, in alcuni casi è ancora debole. Specialmente in quei locali dove l’indotto principale era generato dalla presenza degli uffici nelle vicinanze. «Un tempo andavamo molto bene a pranzo - prosegue Marchini - perché ospitavamo gran parte dei dipendenti degli uffici del centro. Adesso si viaggia a marcia ridotta, ma contiamo di riprendere lungo l’estate e soprattutto in autunno».Col distanziamento e i limiti di capienza, la ristorazione al chiuso è costretta ancora a stringere i denti. Ma la ripresa permette di intravedere la luce in fondo al tunnel.

© RIPRODUZIONE RISERVATA