Violante Placido in tv nei panni del sindaco
anti-mafia: "Ci sono donne coraggiose"

Violante Placido in tv nei panni del sindaco anti-mafia: "Ci sono donne coraggiose"
di Valentina Tocchi
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Sabato 21 Novembre 2015, 09:28 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 18:56

ROMA - «Una donna comune, una mamma, che voleva combattere la mafia e che, per questo sogno, era pronta a sacrificare tutto. Interpretare Anna Pozzo mi ha fatto capire che esistono donne coraggiose. Donne che sono un esempio per gli altri e che devono essere raccontate».

Così Violante Placido parla del ruolo che ha interpretato per la fiction di RaiUno “Questo è il mio paese”, serie di sei puntate diretta da Michele Soavi che andrà in onda il 9 e il 10 novembre. Se sullo schermo Violante Placido interpreta una donna sindaco di un paese del sud, un personaggio ispirato al sindaco di Monasterace Maria Carmela Lanzetta, per l’attrice questa fiction è stata anche la prima occasione di recitare con il papà Michele Placido, dal quale in passato era stata solamente diretta, che nella fiction interpreta uno dei suoi più temibili antagonisti.

Violante questa storia è ispirata ad una storia vera, come si è documentata per interpretare questo personaggio?

«Nonostante non abbia conosciuto personalmente Maria Carmela Lanzetta mi sono informata su tante realtà di questo tipo, nelle quali delle donne che vivono la politica come una missione si trovano quotidianamente a combattere contro dei mali diffusi come la mafia. Ho capito quanto sia difficile fare del bene e quanto un sindaco debba essere a tutti gli effetti “un generale”, capace di spronare gli altri».

Quali sono state le figure femminili fondanti per Lei?

«In passato mi aveva colpito moltissimo Malala Yousafzai, l’attivista pakistana premio Nobel che, fin dall’età di undici anni, con il suo blog rischiava la vita sostenendo il diritto allo studio delle donne.

Persone con questo tipo di coscienza politica, con un’etica così limpida e così forte mi sembrano davvero ispiranti per tutti».

La fiction racconta la realtà della mafia, Lei che ha avuto anche esperienze lavorative all’estero cosa ne pensa?

«Credo che la mafia, il “pensare” mafioso, possa essere ovunque e non solo al sud. Detto questo penso che il limite di noi italiani sia quello di cercare spesso una “scorciatoia”, di fare un po’ i furbetti. Avendo frequentato scuole inglesi ricordo che, se mancavi per qualche giorno, gli insegnanti inglesi si preoccupavano perché pensavano che ci fosse qualche problema, non mettevano neppure in conto che uno potesse “bigiare” la scuola. Un docente italiano lo avrebbe pensato subito. Il problema italiano è che, di scorciatoia in scorciatoia, il prezzo da pagare rischia di diventare troppo alto».

A cosa si riferisce?

«Anche se in Italia c’è sempre una bellissima umanità credo che la nostra economia ma anche la meritocrazia abbiano molto risentito di queste scorciatoie».

Nel 2013 è diventata mamma di Vasco. La maternità ha cambiato il suo modo di vedere la vita?

«Sicuramente sono diventata una persona più equilibrata ma anche più energica. Avere un figlio rende tutto molto più energico e colorato perché c’è tanto amore in più, tanta voglia di dare».

Cosa cerca di insegnare a suo figlio?

«Lui è ancora molto piccolo ma io ho già fatto pratica con i miei fratelli, quando erano adolescenti. Nel consigliarli mi sono sempre ispirata a un insegnate che avevo a scuola e che insegnava con la forza del suo esempio. Se buttavamo una carta per terra lui si chinava e la raccoglieva. Non servivano tante parole, il suo esempio ci colpiva in modo molto profondo».

Era d’accordo anche Lei con il suo collega Alessandro Gassman che diceva di “riprendersi” Roma?

«Assolutamente si. Anzi, se lui si voleva attivare per i rifiuti e il decoro io sono molto sensibile anche al tema delle buche stradali, che possono essere molto pericolose. Ogni tanto mi verrebbe voglia di andare a ripararle personalmente, con un secchiello di calce».

In realtà i cittadini pagano le tasse affinchè lo stato risolva questi problemi…

«Se si ragiona così non cambia mai nulla, diventa un cane che si morde la coda. Magari proprio chi dovrebbe “fare” e non fa si attiva se vede dei cittadini che si attivano».

Come è stato recitare con suo padre per la prima volta?

«Emozionante e intenso, anche perché sullo schermo siamo acerrimi nemici. Ce ne diciamo e facciamo di tutti i colori perciò abbiamo dovuto mettere da parte il nostro rapporto padre/figlia e fare solamente gli attori».

Qualunque dissapore privato sarà stato esorcizzato da questa esperienza…

«Si certo. In realtà è stato intenso confrontarsi come attori, proprio perchè anche nel rapporto con mio padre quello che ha contato davvero è stato l’esempio che ho avuto da lui. Quando ho iniziato a lavorare nel cinema quasi non glielo ho detto, non abbiamo mai parlato. Ma averlo visto lavorare mi aveva fatto capire fin da piccola la serietà e la generosità che si deve mettere nella professione».

Ai suoi fratelli adolescenti invece Lei cosa aveva insegnato?

«Avevo cercato di fargli capire cosa gli piacesse davvero. Più che imprimere degli insegnamenti credo si debbano aiutare i ragazzi a scoprire quello che davvero li rende felici, quello che amano».

Lei come lo aveva capito?

«Nel mio caso l’amore per la recitazione è venuto dopo. Per molti anni ho amato lo sport, praticavo equitazione e facevo anche delle gare di salto ad ostacoli. Quella disciplina mi ha formata molto. Avevo anche la passione per la musica, ma era così forte che avevo anche una sorta di timore reverenziale, di pudore nell’avvicinarmi tanto mi piaceva».

Donne forti, passioni, essere così indipendenti per le donne significa pagare un prezzo?

«Certo, la passione politica e le altre passioni possono far vacillare un’unione, anche se per fortuna mi sembra che gli uomini stiano cambiando, che i ruoli nella coppia stiano diventando più equilibrati. Ormai c’è una generazione di papà-mammi meravigliosi. Credo che sia un momento di grande riassestamento per la coppia questo».

Il matrimonio è nei suoi progetti?

«Il matrimonio non è una mia necessità, anzi se devo essere sincera mi spaventa l’idea che l’amore divenga una formalità. No, per ora non è un mio progetto».

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