Renato Zero conquista
l'astronave di Pesaro

Renato Zero conquista l'astronave di Pesaro
di Stefano Fabrizi
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Venerdì 13 Dicembre 2013, 22:03 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 18:35
PESARO - Gremito che di pi non si pu l’Adriatic Arena di Pesaro accoglie con un’ovazione l’arrivo sul palco di Renato Zero. Amo Tour sicuramente un regalo ai suoi innumerevoli fan: le canzoni del nuovo album, ma anche quelle che hanno fatto la storia del re dei sorcini. Fin dalle prime note si crea l’atmosfera giusta: la voce c’è e la voglia di muoversi sul palco pure. Sfoggia costumi meravigliosi realizzati da Cavalli e da Mayer, l'effetto è amarcord con tutte quelle piume e pailettes, ma non sono più le stravaganze degli Anni 70. Su uno schermo rosso passano i nomi di alcuni grandi musicisti che non ci sono più e che sono stati dimenticati: Mike Francis, Totò Savio, Demetrio Stratos, Stefano Rosso, Mino Reitano, Piero Ciampi. E Giancarlo Bigazzi che prima di andarsene gli ha scritto Un'apertura d'ali, il momento migliore di Amo.

Lo spettacolo è degno di una grande produzione ma la differenza non la fanno i lustrini e i balletti. La differenza è data dal talento e dalla professionalità, ma soprattutto dalla purezza che da sempre lo contraddistingue in quello che fa. Dote questa che tutti gli riconoscono. Pochi artisti in Italia possono contare su una tale devozione e ammirazione, sul rispetto di un pubblico che ormai copre più di tre generazioni.

Renato Zero ricorda le sue origini marchigiane, il padre Domenico poliziotto e le sue lunghe vacanze a Esanotoglia dagli zii. E ringraziando le Marche invita a ritrovare le origini rurali. Applausi. Lo spettacolo va avanti tra brani nuovi e rivisitazioni dei suoi grandi successi, decisamente più graditi dal pubblico. Ed è così che in più occasioni c'è una calca sotto il palco per ballare. Poi tutti a sedere. "Finita la ricreazione", esclama Renato.

La serata parte con un medley che fa già cantare tutti in coro: La favola mia, Niente trucco stasera, Amico, Più su, Nei giardini che nessuno sa, Cercami, Marciapiedi, Uomo no, Arrendermi mai. E quanto basta per aver catturato i cuori di tutti. Da queso momento è un divagare da un album all’altro da un decennio all’altro: Siamo Eroi e A braccia aperte per passare ai brani dell’ultimo album Amo, sempre inframmezzati da spezzoni di passato, come L’Ammucchiata.

Sul palco un’orchestra di 34 elementi diretta da Renato Serio che crea un’atmosfera davvero magica dentro la quale si muovono dodici ballerini coordinati da Bill Goodson. Sul fondo "gli amorini" di Renato Zero, giovani del conservatorio.

Aria già caldissima quando arriva Morire qui dal suo primo album, Zerofobia. E vai con i ricordi con Baratto.

Zero ricorda di essere un giovane che ha tre volte 20 anni e poi riferendosi al suo sovrapeso ironizza; "E' tutta roba mia". E alla faccia dei chili in più si concede dei passi di danza assieme al corpo di ballo. Si scivola verso il finale a suon di bis. E non poteva mancare il Carrozzone. Palazzetto in piedi per il saluto finale sulle note de Il cielo. Stasera si replica. Ancora ticket disponibili.
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