Una nave in una foresta
con i Subsonica a Pesaro

Una nave in una foresta con i Subsonica a Pesaro
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Sabato 1 Novembre 2014, 12:43 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 10:52
PESARO - I Subsonica sono tornati. A distanza di tre anni dall'ultimo album, Eden, la band torinese ripassa dai palasport delle più importanti città italiane per presentare il suo ultimo lavoro. Il tour promozionale di “Una nave in una foresta” ha preso il via ieri da Jesolo, per arrivare questa sera nelle Marche. Appuntamento con i fan all'Adriatic Arena di Pesaro. "In questa regione ci siamo trovati bene sin dall'inizio. - racconta Max Casacci, chitarrista, produttore e fondatore dei Subsonica - Ho un ricordo personale legato al Barfly di Ancona, dove abbiamo tenuto un concerto ai tempi degli esordi. È stato un vero successo, e lì per la prima volta ho capito che qualcosa stava cambiando".



Una Nave in una Foresta è il vostro settimo album. Che cosa c'è stato in mezzo a questi tre anni che ci separano da Eden?

Ogni uscita di un album dei Subsonica è seguita da un'intensissima attività di concerti. La maggior parte del tempo la passiamo a suonare dal vivo il disco appena uscito, nel tempo rimanente ognuno di noi porta avanti diversi progetti.



Del tipo?

Non si può costringere una band a fare musica sempre insieme, tutti e cinque. Noi facciamo musica quotidianamente, ma ognuno ha i propri spazi per portare avanti progetti. Progetti che hanno una vita propria, senza i quali probabilmente non saremmo durati 18 anni.



Voi siete attivi dagli anni '90. Come si è evoluto da allora il vostro percorso musicale?

Quando abbiamo cominciato, la differenza di età e di esperienza tra me ed il resto del gruppo era notevole. Così, per i primi tre album, io ho avuto una regia molto forte, mentre col tempo anche il lavoro di produzione è diventato più collegiale. Oggi siamo arrivati a crearci una nostra oasi di lavoro in una casa in campagna fuori Torino, dove periodicamente stiamo solo noi cinque a "vomitare" idee. Lavoriamo per una settimana in modo intensivo, poi stacchiamo due settimane, poi ritorniamo. Questo anche per lasciare un po' di tempo alle idee per decantare, oltre che per comprendere noi stessi quella sorta di materiale grezzo, dal quale poi le canzoni prendono forma.



Ci racconti qualcosa a proposito del titolo scelto per l'ultimo album, "Una nave in una foresta".

La frase è presa da un testo dell'album. L'abbiamo scelta perché ci riconnette a significati già presenti in pezzi del primo album, come "Non identificato" o "Cose che non ho". Evoca non appartenenza ed inadeguatezza, ma anche una vicinanza con tutte quelle figure fuori contesto, che si muovono su una scena che non è la loro. Album dopo album, noi abbiamo sempre l'ambizione di raccontare il tempo che abbiamo intorno, e l'inadeguatezza ci sembra una sensazione molto diffusa.



Nel 2006 avete pubblicato GE-2001, compilation per raccogliere fondi per i processi seguiti ai fatti del G8 di Genova. Nel 2008 avete vinto il Premio Amnesty Italia con il brano Canenero. Dove mettereste il vostro impegno oggi?

Nelle cose per le quali sentiamo un'autentica sintonia, al di fuori degli automatismi imposti al momento. Di recente ci siamo esposti per la difesa degli spazi autogestiti e contro la minaccia di cancellazione dello Sherwood Festival di Padova.



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