Il Duca che ricorda
il grande Caruso

Il Duca che ricorda il grande Caruso
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Venerdì 14 Febbraio 2014, 13:03 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 16:22
ANCONA - Gianluca Terranova un tenore di bella e fluida voce, un lirico pieno che svetta agevolmente nell’acuto. di quelle voci sicure che “impattano” spontaneamente ed emotivamente sul pubblico, che si lascia conquistare anche in virt delle sue doti espressive di interprete sulla scena a corredo del canto.

Non è un caso che sia stato scelto qualche tempo fa per interpretare il più celebre tenore della storia nel film Tv prodotto dalla Rai, “Caruso, la voce dell’amore”, che tutti abbiamo potuto vedere e apprezzare per l’ assonanza sentimentale con cui l’interprete di oggi ha saputo legarsi al Mito di ieri. Terranova ha un preciso trascorso nel “musical”, in cui si è cimentato nei suoi primi anni di carriera, coltivando al contempo l’opera. E guarda caso uno di questi spettacoli aveva il significativo titolo di “Caruso, la storia di un mito”: 180 repliche per lui in Italia con a fianco il noto soprano Katia Ricciarelli. Poi Terranova ha cominciato a bruciare le tappe di una fortunata carriera, nel corso della quale ha mietuto e miete successi nel nostro Paese e all’estero. Il Duca di Mantova del “Rigoletto” (domani in scena alle Muse), interpretato per la prima volta all’Arena di Verona nel 2008, è per lui un ruolo ormai di riferimento: in questa parte, rossinianamente potremmo dire, “tutti lo vogliono, tutti lo cercano”.



Ci incontriamo nel nostro Teatro delle Muse, caro Terranova. Lei è qui da qualche giorno. Quali sono le sue impressioni “a caldo”?

“Sono senz’altro positive. Questo “Rigoletto” mette insieme un ottimo cast e un ottimo direttore, e un allestimento “moderno”, ma con un’idea scenica precisa, funzionale al testo in musica. Sono molto colpito da questo teatro, che ha una direzione artistica di alto livello e dove c’è una collaborazione tra tutti attenta e partecipe. Si sente un calore di squadra che è difficile trovare in un grande teatro: noi artisti ci sentiamo protetti e rispettati”.



La parte del Duca è pienamente nelle sue corde vocali di bel tenore lirico attento sempre al repertorio belcantistico a cui più volte ha attinto (con la “Lucia”, “I Puritani”, “La figlia del reggimento”). Condivide?

“Potrei dire che sono un tenore lirico pieno con gli acuti: un tenore peraltro che vuole cantare non solo per gli intenditori, ma che vuole essere “popolare”, esibirsi cioè in un contesto di titoli d’opera che piacciono al pubblico. Vede, io per esempio adoro Puccini, ma voglio aspettare a farlo (ho rinunciato in tal senso a cantare in “Tosca”). Ora come ora, sento di poter dire la mia con Verdi: ho interpretato “Un ballo in maschera” e “Simon Boccanegra” con maestri importanti (Gelmetti, Noseda), e intendo sperimentare altro. Certo è che ci tengo a mantenermi “Duca”, che canto spessissimo (cinque produzioni lo scorso anno), anche perché me lo chiedono tutti. Sa che l’ho interpretato, oltre che all’Arena, alla Scala, in America e in Australia, anche nel Teatro Wielki di Varsavia, nel 2012, cento anni esatti dopo l’esibizione nel ruolo e nello stesso teatro del grande Caruso? Voglio comunque lasciare una finestra sul belcanto (leggi “Lucia di Lammermoor”,ndr) e indirizzarmi anche sul bellissimo repertorio francese ( Gounod, Massenet)”.



È una domanda che dobbiamo farle: lei ha interpretato Caruso in Tv, distinguendosi oltreché per la voce per la qualità di attore spontaneo e “in parte”. È stato scelto anche per questo?

“Diciamo che sono apparso subito come un tenore “credibile”. Ho fatto dei provini, che hanno convinto produttore e regista. È andato tutto molto bene, sono stato anche premiato per questa interpretazione. Ma la mia vera carriera è il teatro lirico: sono sulla breccia da vent’anni, di cui i primi dieci all’incirca impegnati largamente nel “musical”. A un certo punto però ho pensato che stavo sprecando un talento, una naturale predisposizione verso il melodramma. E mi ci sono impegnato con tutte le mie forze. Intendo spendermi in una battaglia per l’opera lirica, perché approdi stabilmente in televisione, perché i giovani si avvicinino sempre di più a questo prezioso patrimonio culturale italiano”.



Nel chiudere, Terranova tiene a evidenziare la prossima uscita di un suo single, intitolato “La mia terra”: un discovideo che parla di ragazzi italiani che emigrano per lavoro in Australia, con l’invito ad essi rivolto a non “fuggire” dalla nostra terra, dal nostro bel Paese. Lui peraltro sta in Australia per tre mesi all’anno. Come tenore “all’italiana” piace molto al pubblico di lì. L’Australia - ci ha detto - è la mia America. L’America, la terra di Caruso.
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