Neri Marcorè: "La curiosità
è la base della mia vita"

Neri Marcorè: "La curiosità è la base della mia vita"
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Venerdì 29 Agosto 2014, 20:59 - Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 19:59
ANCONA - Abbiamo incontrato Nei Marcor dopo una piacevole serata a casa dell’artista Nazareno Rocchetti. Musica e chiacchiere sul “prato dei sogni”. Poi, il piacere di una conversazione con Neri, nonostante l’ora tarda, a tutto campo.



Una vita d'artista, ma non ci si stanca mai?



"Certo che ci si stanca. E a volte parecchio, contrariamente a quanto si possa superficialmente credere. Però ho la fortuna di fare un lavoro che mi piace, in questo modo lo stress si sente meno. E poi è una professione che si nutre molto di gratificazione: quando il pubblico applaude o la gente per strada ti dimostra il suo apprezzamento ti scordi di qualsiasi sacrificio fatto e compensi la fatica delle prove in teatro o delle riprese sul set".



Da piccolo quali erano i giochi preferiti?



"Un po’ di tutto. Ero, sono onnivoro. Scacchi, dama, carte, ping pong, biglie, figurine, ma anche bicicletta, giochi di ruolo. Insomma, un ragazzino come tanti. Forse con una spiccata curiosità: è la base di tutto quello che poi faccio".



C'era un luogo dove si rifugiava per rimanere solo e c'è ancora adesso?



"La mia cameretta. Sono figlio unico, quindi non era poi così difficile trovare uno spazio mio, anche se in casa c'erano i nonni e i miei genitori che ci lavoravano: mia mamma orlatrice, mio babbo falegname. Ci studiavo, ma era anche il luogo dove ho imparato a suonare la chitarra e dove sentivo la musica. Lì potevo organizzare il mio spazio fisico ma anche coltivare la mia immaginazione. C'è anche da dire che gran parte del tempo lo passavo a giocare fuori, con gli amici del circondario, ho avuto la fortuna di vivere lungo una strada abbastanza popolata ma con la campagna alle spalle".



Quando si è accorto che era bravo a imitare gli altri?



"Da giovanissimo. Quando scimmiottavo qualcuno, i compagni ridevano. Era sicuramente un modo per sentirmi apprezzato e vincere la timidezza".



Lei è anche doppiatore. Quali sono le difficoltà maggiori?



"Qualcuno pensa erroneamente che per fare il doppiatore sia sufficiente avere una bella voce. Non è così: chi recita davanti a un microfono, dovendo aderire alla fisicità, alle espressioni di un altro, dev'essere un attore a pieno titolo, a volte ancora più bravo di quello che vediamo sullo schermo".



Nel campo artistico decisamente poliedrico: necessità o passione?



"E' la passione che mi spinge a sperimentarmi in campi diversi e, come dicevo prima, la curiosità. Dico anche che strada facendo si è aggiunta un po' di incoscienza, o coraggio, nel cimentarmi in terreni ancora poco battuti, non tanto perché non tema le brutte figure, anzi, quanto perché mi piace mettermi in gioco, con tutti i rischi del caso, e non prendermi mai troppo sul serio".



E la passione maggiore?



"In campo artistico? La musica. Mi accompagna dai primi anni di vita, la pratico, la seguo, mi affascina. E' stato per cantare che sono salito per la prima volta in vita mia su un palcoscenico".



Vita privata e vita pubblica, riesce a mettere un confine?



"Ci provo sempre. Ad ogni modo per me è importante che restino distinte. E' giusto che i miei figli siano ben coscienti di quel che faccio: quando è possibile li porto con me".



La vita sul set, Tv, cinema o spot pubblicitario, com'è?



"Ogni situazione ha tempi e modalità diverse. La cosa più faticosa, paradossalmente, sono le perdite di tempo".



Lo spot per la Regione Marche.



"Una bella soddisfazione. Rappresentare la propria regione è sempre un motivo di grande orgoglio. E poi abbiamo formato un bel gruppo che ha lavorato con costrutto, nonostante i tempi stretti nei quali si sono dovute organizzare idee e riprese".



In un mondo social qual è il suo quoziente di social?



"Poco, anzi scarso. Non che sia contrario. L'importante è che il social virtuale non ammazzi il sociale vero".



Per un Pugno di libri è un format ancora attuale?



"Direi di sì, concilia cultura e intrattenimento. Io ne ho lasciata la conduzione tre anni fa solo per non correre il rischio della routine".



Ma lei legge ancora sulla carta?



"Non è detto, leggo anche su supporti digitali, che qualche vantaggio sui libri ce l'hanno, uno su tutti la trasportabilità. Ma ovviamente se posso preferisco leggere su carta. E leggere resta in ogni caso uno dei grandi piaceri della vita".



Un gioco con le carte che preferisce?



"Il tressette. Ci ho giocato poche settimane fa in Calabria insieme ad amici vecchi e nuovi. Presuppone memoria, strategia e... insulti da parte del compagno più esperto ogni volta che sbagli! Ho più pratica con la briscola comunque".



Ha mai sofferto da ansia da prestazione?



"Tensione ogni volta che salgo sul palco o inizio un nuovo lavoro, sì, ansia no, non sono un tipo ansioso. In ogni caso l'ansia la tieni a bada provando, se ti prepari adeguatamente alla prestazione".



Volendo dare una data al suo esordio artistico.



"1978, a Radio Aut. Partecipai per telefono a un gioco musicale condotto da Giancarlo Guardabassi, che restò colpito da come cantavo. Avevo 12 anni. Mi invitò a esibirmi in studio in diretta e poi mi propose di entrare nel cast del suo show estivo per le piazze."



Se non avesse intrapreso la carriera artistica cosa le si prospettava e cosa avrebbe voluto fare?



"Mi sono diplomato alla scuola per interpreti di Bologna nella primavera del 1990. Se dopo due mesi non avessi partecipato per gioco a Stasera mi butto su Rai 2, a cui seguirono altri programmi, probabilmente avrei fatto il traduttore".



Il personaggio che ha interpretato al quale è più legato?



"Nello, il protagonista de “Il cuore altrove” di Pupi Avati".



Un consiglio da dare a chi vuole intraprendere la carriera artistica.



"Innanzitutto lavorare molto e sempre su se stessi, perché il talento da solo non basta. E poi ci vuole tanta perseveranza".



La politica, un male o un bene?



"La politica è l'espressione più alta e nobile dell'uomo. E' il modo con cui ci rapportiamo gli uni con gli altri secondo princìpi di rispetto reciproco e libertà, organizzando lavoro, famiglia e attività sociali. Chi dice "la politica non mi interessa" dice che non gli importa di sé e delle persone intorno a sé e lascia che altri prendano decisioni al posto suo. Siamo abituati a un'accezione negativa della politica solo perché i soggetti che ci hanno governato e amministrato negli ultimi decenni si sono dimostrati molto raramente all'altezza del compito, essendo rarissimi i casi di chi svolge questo mestiere nobilmente, come sarebbe d'uopo. La corruzione, l'incompetenza, la disonestà intellettuale e morale cui assistiamo non dovrebbero allontanare i cittadini dalla politica, dovrebbero invece indurci a una maggiore attenzione, senso civico e critico. Vero è che la classe dirigente e il popolo che la sceglie sono lo specchio uno dell'altra".



Una cosa che non rifarebbe per nessun motivo?



"Qualunque errore abbia mai commesso mi è sempre servito per imparare qualcosa e crescere, quindi non mi pento di niente e rifarei tutto".



Una cosa che attende di essere fatta?



"La regia cinematografica".



Il sogno nel cassetto?



"Non ho mai avuto sogni nel cassetto. Ho avuto e ho invece ambizioni e progetti che affiorano sul mio cammino man mano che vado avanti, lavoro su quelli. Se devo, più che di sogni mi piace parlare di immaginazione".



I suoi prossimi programmi?



"In autunno andrà in onda Questo nostro amore '70, la seconda serie della fiction che ho girato con Anna Valle. E poi dovrebbero uscire due film al cinema che si chiamano Leoni e Latin lover, girati rispettivamente da Pietro Parolin e Cristina Comencini. A breve inizio a girare un film di Paolo Genovese in Puglia e subito dopo riprendo la tournee teatrale di Beatles submarine, con la Banda Osiris".



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