“In tempi di crisi
bisogna reagire”

SIPARI APERTI
SIPARI APERTI
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Mercoledì 8 Gennaio 2014, 11:18 - Ultimo aggiornamento: 11:20
ANCONA - Leo Gullotta con Patroni Griffi a Fano, Andrea Giordana con Vitaliano Brancati a Jesi e a San Severino, Pierfrancesco Favino a Fermo con "Un servo per due" (da Goldoni): un inizio d'anno teatrale, nelle Marche, che promette bene. Ma il teatro non era in crisi? Gilberto Santini, direttore artistico dell'Amat, risponde citando la disperata vitalità di Pasolini. "In tempi difficili, o ci si deprime - e questo verbo non mi appartiene - o si reagisce, con una disperata vitalità, appunto. Noi abbiamo risposto così. Il problema più grosso non è la crisi, né la mancanza di fondi, ma la confusione che c'è in giro. Ci siamo impegnati a dare il meglio, in questa stagione. Ricorderai Peter Brooks a Fermo, un mese fa... insomma, vogliamo rendere più chiaro che senso ha andare a teatro. E la risposta è nelle nostre proposte, tra teatro di evasione e teatro di invasione: quello che ci fa sognare e quello che ci pone domande".



Il calo dei consumi non vi preoccupava?

"Quando a settembre abbiamo aperto la campagna abbonamenti, lo temevamo: poi, abbiamo registrato invece l'aumento di attenzione. Prendi Pesaro: il 45% in più di abbonati!".



Età media?

"Stiamo monitorando i dati. Ma a occhio, vedo teatri pieni di trenta/quarantenni: come se, finita una fase della giovinezza, con altri interessi, avessero ora voglia di scoprire il senso della vita. Questo ci dà però anche una grandissima responsabilità. Mi dico: qualcuno mi sta regalando il suo tempo libero. E io, cosa gli propongo? Questa domanda ci ha messo il fuoco addosso".



Ma per dare seguito ai nobili propositi, bisogna avere attorno un panorama, no?

"Paradossalmente è più facile trovare la qualità, adesso. Prendi ancora "The Suit" di Brooks a Fermo, uno spettacolo non facile, in francese con i sottotitoli... ma aspettavamo da anni questa occasione, e poiché altri per paura si sono ritirati, abbiamo colto l'occasione! Questo vale per molti titoli, anche di Civitanova Danza. Per non credere alla crisi, per esorcizzarla".



Si è chiesto perché non è calata la domanda di prosa?

"Certo! E mi sono risposto con Amleto: il teatro è lo specchio posto di fronte alla natura, quello che dà a un'epoca la visione della sua fisionomia. Cioè: il teatro dà l'occasione di guardare meglio dentro questi tempi confusi".



Cercando una chiarezza?

"Risalendo anche alle origini, alla tragedia greca: invasione. E alla commedia: evasione. Le grandi domande della tragedia e il divertimento della commedia. Noi cerchiamo, come Aristofane, l'evasione che ponga al pubblico anche delle domande...".



Una bella pretesa, di questi tempi!

"Ma guarda che il panorama è molto vivo, pieno di proposte non consuete, con tanti attori di altri media che vogliono cimentarsi col teatro... Un teatro colto e popolare: è quel che cerco perché, dicevo, sento una grossa responsabilità nei confronti del pubblico".



Spettacoli colti e popolari: i Comuni, vostri soci, ovviamente sono d'accordo...

"Sì, ci seguono, comprendono la buona fede e l'impegno a fare insieme un percorso. Mi interessa il parere degli assessori alla Cultura, che sono stati votati dai cittadini, e che hanno una visione della loro città. Prendi Ascoli, che ha accettato la sfida di "Francamente me ne infischio" di Antonio Latella. Va in scena al Ventidio Basso il 29 marzo: cinque ore e mezza e tre attrici per far rivivere a modo suo Via col Vento...". Si ferma un attimo a riflettere. Sorride: "Eh sì, vogliamo il pane e le rose".



“Scuola di platea, a educare

preferisco il verbo accompagnare”


Scuola di Platea, un marchio registrato per educare il pubblico fin da piccolo. È iniziato nel 2005, per avvicinare gli adolescenti al teatro, stimolarne la curiosità e seguirli nella formazione di una coscienza critica, attraverso l'esperienza di altri giovani spettatori appassionati, gli universitari, e un confronto diretto con i protagonisti dello spettacolo visto a teatro. Santini: "Educare? Preferisco il verbo accompagnare. Io chiedo alle persone di scegliere di venire a teatro piuttosto che fare altro, e voglio farlo insieme a loro: accompagnarli, con tenerezza, complicità". Scuola di Platea solo a Fermo conta finora dai 9 ai 10 mila bambini e studenti che hanno frequentato spettacoli anche impervi. "Vogliamo che cresca con loro la curiosità, e la competenza. Poi, anche per i grandi, abbiamo escogitato il pronto soccorso per lo spettatore: negli spettacoli più difficili, facciamo girare per il teatro ragazzi in maglietta con una croce fucsia e scritto dietro: se avete dubbi, curiosità, chiedetemi".

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