​A Jesi c’è il Festival
dell’Opera da camera

​A Jesi c’è il Festival dell’Opera da camera
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Sabato 3 Maggio 2014, 18:31 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 18:22
JESI - Si alza domenica 4 maggio, alle 17.30 presso la Sala Maggiore del Palazzo della Signoria a Jesi, il sipario del Festival dell’Opera da Camera, la nuova iniziativa promossa dalla Fondazione “Alessandro Lanari” e dal Comune di Jesi in collaborazione con numerosi soggetti istituzionali marchigiani e nazionali, il suo ricco Cartellone di ben dieci appuntamenti di notevole stimolo culturale e rilevanza per la tematica del teatro d’opera, corrono lungo tutto il mese fino all’1 giugno.



Particolarmente significativo il luogo in cui hanno sede gli spettacoli scenici: proprio il Palazzo della Signoria fu in effetti dal ‘500 il primo spazio pubblico al chiuso in cui si tennero spettacoli in Città, in quanto palazzo municipale dell’epoca -Palazzo del Magistrato- che per l’occasione veniva adibito a sala teatrale. Un suggestivo e significativo ritorno alle origini, dunque, tanto più avvalorato dal titolo stesso dello spettacolo inaugurale, quanto mai in tono con la cornice storica e architettonica: “Il Combattimento di Tancredi e Clorinda”, piccolo capolavoro di Claudio Monteverdi, autore considerato dagli storici tra i “padri fondatori” dello spettacolo d’opera come lo intendiamo oggi.



L’opera viene presentata nella nuova produzione del Festival , per la regia di Gianni Gualdoni, secondo i criteri della lettura filologica ed eseguito su strumenti originali da parte dell’Accademia dei Filarmonici, ensemble marchigiana emergente specialista del genere; specialisti sono anche gli interpreti vocali –Leonardo Trinciarelli, Toomas Kaldaru e Marida Augeri- coadiuvati nella rappresentazione dalla Compagnia di danza “Salus et Gratia”, per una resa scenica di grande suggestione che ricrea l’atmosfera d’arte in auge nei saloni dei palazzi aristocratici del primo Seicento: proprio quel contesto, cioè, per il quale l’opera nacque e che tanto assomiglia alla cornice stessa di Palazzo della Signoria.



Alle origini dell’Opera c’è Claudio Monteverdi (1567-1643): i suoi lavori scenici Orfeo (1607), Il combattimento di Tancredi e Clorinda (1624), Il ritorno di Ulisse in patria (1641), L’incoronazione di Poppea (1642), sono pietre miliari nello sviluppo della forma di teatro in musica che chiamiamo opera. In verità, esempi che si affrancano dalla scrittura polifonica cinquecentesca e propongono il canto a voce singola che origina l’espressiva del recitar cantando su cui si basa l’idea portante del nuovo genere teatrale, se ne hanno anche prima di lui, con spettacoli di corte nei palazzi di Firenze: Dafne (1597) e Euridice (1600) di Jacopo Peri, Euridice di Giulio Caccini (1602). Ma è con Monteverdi che la traccia concettuale di quei primi autori trova la compiutezza formale nella sintesi di articolata espressione drammaturgica e musicale che si può definire melodramma, ovvero teatro in musica, secondo i criteri di fondo che poi si svilupperanno nei secoli in stili ed epoche diversi. Di particolare interesse storico, oltre che di grande bellezza, è proprio Il Combattimento, in quanto momento di elaborazione dello stile concitato, cioè del modo di descrivere con la musica anche gli aspetti più dinamici e pressanti dell’azione scenica, accanto a quelli più elegiaci e poetici: una modalità di scrittura innovativa che apre la via all’idea moderna del compositore come drammaturgo, piuttosto che solo musicista.



Lo spettacolo prodotto dal Festival di Jesi si apre presentando in scena Monteverdi, che come in un flash-back ripercorre ed esplicita le riflessioni con cui arriva al nuovo tipo di scrittura musicale drammaturgica. Il racconto ricrea l’ambiente di corte del debutto del lavoro nel 1624 a Venezia, con la sua esecuzione che vede interpreti anche gli aristocratici medesimi –diretti celebranti del rito dionisiaco e apollineo dello spettacolo d’arte- secondo il programma specifico dell’evento ricordato da Monteverdi, che vide il madrigale rappresentativo (Il combattimento) avere luogo nella sala dopo alcuni madrigali senza gesto, cioè eseguiti in forma di concerto, a loro volta brani musicati da Monteverdi su testi dei maggiori poeti del tempo… L’argomento del Combattimento è invece tratto dalla Gerusalemme liberata di Tasso, mettendo in musica la famosa vicenda -guerriera e amorosa- di Tancredi e Clorinda, cavalieri lui cristiano e lei musulmana, innamorati a prima vista l’uno dell’altra, che si trovano a scontrarsi in battaglia alle Crociate senza riconoscersi, affrontandosi in un duro e sanguinoso combattimento che non esclude colpi, al cui termine l’uomo uccide nel suo nemico la donna che ama, riconoscendola soltanto quando ormai è troppo tardi. Una trama scelta evidentemente non solo quale soggetto di alta poesia epica, ma in quanto chiara metafora della “lotta d’amore” tra i sessi trattata nelle sue varie forme attraverso tutto il detto Libro dei Madrigali... Info: info@fondazionelanari.it;



IL CALENDARIO

Il Festival dell’Opera da camera è una nuova iniziativa promossa dalla Fondazione “Alessandro Lanari”, realizzata nel suo programma produttivo “Teatro Lirico Sperimentale delle Marche” in collaborazione con enti pubblici locali -Comune di Jesi, Regione Marche- e a vario titolo con diverse istituzioni culturali regionali e nazionali, dall’Accademia Marchigiana di Musica Antica all’Accademia Musicale “Gaspare Spontini” alla Fondazione Federico II, fino all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, e poi la Diocesi di Jesi e il Rotary Club, sostenitori economici, partner sociali, istituti didattici che sono l’espressione viva del tessuto sociale del territorio.



Con una progressione mozzafiato che si snoda da sabato all’1 giugno, il Festival propone ben dieci appuntamenti, tutti di notevole stimolo culturale e di grande rilevanza per la tematica del teatro d’opera: dal più ampio panorama storico, ai suoi specifici risvolti che riguardano la realtà locale. Cinque intense “Conversazioni sul teatro”, con relatori specialisti di prestigio nazionale, offrono un importante percorso di parola tramite conferenze e presentazione di libri d’ambito: Piero Mioli con “Le radici dell’Opera: da Caccini a Berio”, Mario Cognini che tratta “I teatri italiani dal ‘600 a oggi”, Gianni Gualdoni che ripercorre “Quattro secoli di teatro musicale a Jesi”, Annalisa Bini su “Balducci, operista jesino ritrovato”, presentazione del libro di Jeremy Commons sul compositore edito dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e infine Gabriele Cesaretti su “Mozart e l’opera seria: Tito l’illuminato”.



Il lato esecutivo del cartellone offre altrettanti eventi, tutti di rara programmazione: tre spettacoli scenici e due concertistici, per un repertorio musicale che copre vari secoli di storia del teatro in musica. Per la proposta teatrale si va dagli inizi seicenteschi di Monteverdi con uno spettacolo che ingloba in un’apposita drammaturgia “Il Combattimento di Tancredi e Clorinda” e diversi “madrigali senza gesto” tratti dai “Madrigali guerrieri e amorosi” (4 maggio), al barocco poco rappresentato di Telemann con un dittico buffo che affianca “Il Maestro di scuola” e “Don Chisciotte” (11 maggio), fino alla riscoperta dell’ottocentista Giuseppe Balducci di cui si programma “Scherzo”, un’opera in prima rappresentazione moderna italiana (25 maggio). Due serate concertistiche completano il cartellone presentando capolavori operistici del tardo ‘700 di Jommelli e Gluck, nel celebrarne il Tricentenario della nascita (18 maggio), mentre una conclusione in bellezza è riservata a Mozart con l’esecuzione in forma di concerto di una ricca selezione dell’opera “La Clemenza di Tito” (1 giugno).



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