Lavinia, bella
e bravissima

Lavinia, bella e bravissima
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Mercoledì 15 Gennaio 2014, 07:03 - Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 19:05
FERMO - Non una comparsa. Piuttosto il suo volto candido e angelico rappresenta un punto di riferimento rassicurante ed equilibrato non solo per lo spettatore ma anche per gli altri protagonisti del film “Un boss in salotto”. Lavinia de’ Cocci, figlia di Danilo, nipote dell'omonimo politico fermano scomparso nel 2006 dopo aver trascorso praticamente tutta la sua vita al servizio del Parlamento e del Paese, sta riscuotendo un grande successo nelle sale. Il film in cui recita il ruolo di Fortuna, figlia insieme a Vittorio di Carmela (Paola Cortellesi) e Michele Coso (Luca Argentero), nuovo lavoro di Luca Miniero, campione di incassi anche con i suoi ultimi due film “Benvenuti al Sud” e “Benvenuti al Nord” ha regalato alla bimba il sogno di poter recitare (peraltro con grande professionalità) con attori molto importanti.



Il regista napoletano in questa pellicola ha infatti diretto, oltre agli attori principali Paola Cortellesi, Luca Argentero e Rocco Papaleo, anche Angela Finocchiaro, Ale&Franz ed i giovanissimi Saul Nanni e, appunto, Lavinia de'Cocci. La bambina peraltro, ha molti amici a Porto San Giorgio e Fermo visto che d'estate, con la sua famiglia, trascorre le vacanze proprio qui e in tanti sono corsi al cinema per vederla in azione. Ovviamente grande è anche la soddisfazione dei familiari della piccola che l'hanno incoraggiata e sostenuta in questa bellissima avventura.



La storia del film è nota: dalle parti di Bolzano, in un cottage eco compatibile, vive una famiglia quasi perfetta comandata a bacchetta da una madre stentorea e volitiva che la mattina incita i figli Vittorio e Fortuna a dare il meglio di sé e fare il meglio per sé, dopo aver corroborato il marito con la quotidiana dose di fiducia affinché ottenga il posto di direttore di marketing nella ditta edile che domina la città e i suoi abitanti, impiegati e sudditi. Una famiglia giovane e linda, alle prese con la competitività e laboriosità del fatidico Nord, che cela in cuor suo un terribile segreto: la madre, perfetta icona della bolzanina oltranzista, non si chiama Cristina - come tutti pensano - e non è un puro sangue e neanche un mezzo sangue, bensì è una "terrona" autentica e integrale che di nome fa Carmela. Come tutte le figlie del sud, Carmela deve fare i conti con un'ingombrante figura maschile che qui prende le sembianze di un fratello pare camorrista. Il caso vuole che in attesa del processo che stabilisca la sua affiliazione, il fratello boss venga mandato al confino bolzanino con la possibilità di attendere l'inizio del processo nella casa della sorella. Eccolo che si appalesa in quel di Bolzano con la tuta acetata, la canottiera bucherellata, svariate catene dorate al collo e uno stuzzicadenti appeso alle labbra. E inizia la vera avventura.
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