​I marchigiani
spendono in cultura

​I marchigiani spendono in cultura
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Mercoledì 29 Ottobre 2014, 20:11 - Ultimo aggiornamento: 22:01
FERMO - Le Marche, come e più dell'intero territorio nazionale, sono una regione ad alta densità di beni culturali e patrimonio immateriale. Ospitano quasi 300 tra musei, monumenti e aree archeologiche, il 6,3% del totale nazionale, oltre a 315 biblioteche, 74 teatri storici, 2.260 beni archeologici e architettonici vincolati, 70 comuni aderenti alla rete Res Tipica.

I dati del decimo Rapporto annuale Federculture, presentati a Fermo nel corso dell'incontro “Economia, lavoro, partecipazione: la cultura per lo sviluppo. Il laboratorio Marche”, testimoniano la presenza di un patrimonio capillarmente diffuso nel territorio: nella Regione sono presenti un museo ogni 5.000 abitanti, rapporto molto maggiore rispetto a quello nazionale che è invece di uno ogni 13.000 abitanti. Anche la titolarità degli istituti rivela come questo patrimonio sia presente nelle città grandi e piccole. Ben il 59% dei musei appartiene ai Comuni, mentre solo il 6% fa capo allo Stato.



Dopo i saluti del sindaco di Fermo, Nella Brambatti e del presidente della Camera di Commer-cio di Fermo, Graziano di Battista, l'assessore regionale alla Cultura, Pietro Marcolini ha illustrato nel dettaglio il decimo rapporto annuale e il quadro dei dati sulle Marche. "Una regione capace di distinguersi in positivo - ha detto l'assessore Marcolini - e dove continua a crescere la consapevolezza che investire nella cultura significa investire in qualità e valore. I dati del Rapporto Federculture parlano chiaro: le Marche sono ai primi posti tra le regioni italiane in cui gli abitanti spendono di più in cultura; i residenti visitano siti archeologici e luoghi della cultura, frequentano concerti e vanno al cinema in percentuale maggiore rispetto la media nazionale".



Nella Regione il già consistente stock di beni culturali ha visto una significativa crescita in anni abbastanza recenti, fenomeno presente in tutto il Paese, ma nelle Marche più evidente: dopo il 1990 sono stati aperti al pubblico il 25% dei musei e dopo il 2000 oltre il 40%, contro il 35% della media nazionale. I musei e gli istituti culturali delle Marche sembrano anche tenere il passo con l'innovazione tecnologica. Rispetto ai servizi più innovativi messi a disposizione di pubblico e utenti i valori sono in media, e in alcuni casi superiori, a quelli nazionali.



A integrazione del dato di Federculture, va ricordato l'investimento che le Marche dal 2012 hanno fatto per favorire la fruizione dei musei soprattutto degli enti locali con il portale dei musei e il Festival happy Museum (che tra 2012 e 2013 ha registrato 250.000 visitatori nei 130 musei aderenti e nel 2014 15.000 visitatori per Grand Tour Musei di maggio) e appuntamenti fissi come Grand Tour Cultura e Grand Tour Musei. A livello di siti culturali statali nel 2013 quelli delle Marche hanno avuto 435.863 visitatori, in leggerissimo calo rispetto al 2012. Tra questi la Galleria Nazionale delle Marche di Pesaro con 162.448 ingressi si colloca al 44° posto nella classifica dei 100 musei italiani più visitati del 2013. Con riferimento ai siti statali, nell'ultimo decennio nelle Marche l'andamento dei visitatori è stato opposto a quanto avvenuto a livello nazionale: nella Regione i musei statali tra il 2003 e il 2013 hanno perso il 6,6% degli ingressi, nel totale italiano invece l'incremento del pubblico è stato del 25,5%.



Come analizzato nel Rapporto Federculture, la spesa delle famiglie italiane per cultura e ricrea-zione nel 2013 è stata pari a 66,6 miliardi di euro, che corrispondono ad una spesa per nucleo familiare annua di 2.700 euro e mensile di circa 225 euro. Il valore complessivo della spesa culturale diminuisce del 3% rispetto all'anno precedente. E' il secondo calo consecutivo dopo almeno un decennio di crescita (nel 2012 -4,4%). "La cultura può essere davvero una risposta alla crisi economica, alla creazione di nuovi posti di lavoro, alle domande delle famiglie. - dichiara il Presidente di Federculture, Roberto Grossi - Nonostante il crollo dei finanziamenti pubblici e il mancato intervento dei privati a sostegno delle attività, il settore dimostra di essere vitale in Italia, ma ancora di più nelle Marche. E ciò non dipende certo dalla quantità e qualità del patrimonio soltanto, ma da una buona e lungimirante programmazione della Regione e di molti amministratori territoriali”.



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