“E’ un Cyrano
a caccia di emozioni”

“E’ un Cyrano a caccia di emozioni”
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Martedì 8 Aprile 2014, 13:03
ANCONA - Alessandro Preziosi curioso, e non si ferma davanti a niente. Cos, quando due anni fa ha messo in scena, come interprete e come regista, il Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand, gli venuta voglia di indagare meglio nel misterioso personaggio, realmente esistito, che aveva ispirato l'autore francese. La sera del 28 dicembre del 1897 va in scena a Parigi la prima rappresentazione della storia in versi dell'indomito spadaccino dal lungo naso e dalla rima insuperabile, innamorato della bella Rossana: è da qui che parte il nuovo cimento teatrale di Preziosi, "Cyrano sulla luna ovvero l'altro mondo o gli stati e gli imperi della luna", che tocca le Marche con tre serate. Questo lavoro racconta la storia di Hercule Savinien Cyrano de Bergerac, l'eclettico letterato e scienziato dei Seicento cui Rostand, due secoli dopo, si ispirò per creare il "suo" Cyrano.



Preziosi si è tuffato dentro il personaggio, ad approfondire l'origine dell'ispirazione di Rostand, della sua commedia eroica. "Con Tommaso Mattei mi sono chiesto quanto ci fosse del Cyrano - che in realtà era il suo cognome - veramente esistito, nella storia in versi del guascone. Volevamo capire cosa aveva toccato il cuore e l'immaginazione di Rostand. E abbiamo scoperto questo viaggio sulla luna, una fuga sulle ali dell'immaginazione compiuta da un uomo mite, bruttino, complessato dal suo lungo naso... Se Rostand non avesse letto le sue opere, noi oggi non sapremmo neanche della sua esistenza".



In qualche modo fate qualcosa di simile a quello che ha fatto Rostand?

Anche. Questo spettacolo in fondo vuole mettere in evidenza l'importanza dei libri, con un'operazione che assomiglia anche a quella compiuta da Cervantes con don Chisciotte. Cyrano passa alla storia per il suo enorme naso, ma in realtà era un precursore, come Galileo e Copernico. Il nostro è un modo per riappropriarci della lettura, del racconto. Siamo entrati nella testa di Rostand, per indagare l'origine dell'ispirazione a partorire un'opera che gli meritò la Legion d'Onore.



Un'operazione da scatole cinesi...

Perfetto! Un'operazione complessa, in cui i monologhi scritti da Rostand si intrecciano alla storia fantascientifica scritta da Cyrano.



L'idea di fondo?

Mi sono appoggiato a un ciclorama, con immagini che danno il senso della poeticità, per leggere brani del viaggio sulla luna scritto da Cyrano. Ho lavorato su tre livelli: l'affabulazione, l'interpretazione, l'immedesimazione... a mano a mano che racconto, divento il personaggio che sto raccontando. Ha anche questo a che fare con la lettura: tutti noi, mentre leggiamo un racconto, finiamo per immedesimarci nel protagonista, per far coincidere l'idea che abbiamo di noi con l'eroe del libro.



E lo spettatore?

Si stupisce e partecipa, poi si diverte molto: si fa portare sulla luna e vive con commozione la storia dell'uomo che viene dipinto come un grande eroe, pronto a battersi come don Chisciotte contro i mulini a vento, ma che di fronte all'amore si perde.



Il momento per lei più emozionante?

Mah, forse l'incipit, quando, davanti al ciclorama su cui si apre il sipario rosso, sulle note della Pavane di Faurè, dico: è la sera del 28 dicembre del 1897, chiudete gli occhi e venite dietro di me... Se arriva l'emozione, lo spettacolo prende il volo. Fai un salto nel vuoto e speri che il pubblico abbia capito che deve soffiare verso l'alto per tenere in quota quella bolla di immaginazione...".



Preferisce fare l'attore o il regista?

Ci pensavo proprio oggi, preparandomi mentalmente a un prossimo lavoro, molto impegnativo, di cui non posso parlare. Come ho studiato tanto per fare l'attore, mi toccherà farlo per essere un vero regista. Ma ho la fortuna di avere accanto collaboratori che sanno tradurre in scena le idee.



Cosa rinnega del suo passato?

Niente... ogni esperienza ha una forza sua, come il dolore, come i grandi sentimenti.
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