"Maxitangente da dividere tra sei politici"
Palermo condannato, ma non c'è calunnia

Giuseppe Palermo, ex vicepresidente di Aset
Giuseppe Palermo, ex vicepresidente di Aset
3 Minuti di Lettura
Venerdì 19 Dicembre 2014, 22:35 - Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 17:15
FANO - Ha parlato di una maxitangente, di cui non è stata trovata traccia. Ma è stato assolto dall'accusa di calunnia. Giuseppe Palermo, 61 anni, titolare di un'agenzia immobiliare ed ex vicepresidente di Aset, è stato condannato a nove mesi di carcere per istigazione alla corruzione nei confronti dell'ex vicepresidente della Provincia, Davide Rossi.



Gli aveva chiesto un aiuto per fare approvare dalla Provincia la variante al Prg La Trave promossa anche da sua moglie, relativa a una previsione residenziale già bocciata due anni prima dall'ente di controllo. In cambio aveva promesso a Rossi le prove di presunti fatti corruttivi della precedente amministrazione comunale di Fano, verso cui notoriamente Davide Rossi nutriva inimicizia (da ciò l'accusa e la condanna per istigazione alla corruzione).



Perciò Palermo aveva raccontato al vicepresidente della Provincia, con dovizia di particolari, di una maxitangente da mezzo milione di euro che sarebbe stata da dividere tra sei politici fanesi, chiesta nel 2010 ai due imprenditori Brunetti e Carnaroli, che condividevano il progetto di variante con la moglie.



E addirittura aveva riferito nel 2011 alla Procura della Repubblica dell'esistenza di un comitato d'affari all'interno dell'amministrazione comunale, formato da un politico (non il sindaco), da un dirigente e da un consulente, affrettandosi ad aggiungere che si trattava di voci di cui non sapeva nulla di preciso. Ma a Rossi aveva indicato anche il nome dell'assessore che gli avrebbe chiesto personalmente 100 mila euro.



La concussione descritta, che Rossi ha riferito alla Guardia di finanza secondo un obbligo di legge, non ha trovato conferme dagli imprenditori, eventualmente parte lesa come Palermo, né è emersa dalle intercettazioni telefoniche e ambientali disposte dal Pm Monica Garulli, seppure nove mesi dopo la denuncia di Rossi e anche dopo aver ascoltato Palermo. Peraltro, la richiesta della variante La Trave, dopo l'approvazione nel 2009 del Piano regolatore generale, non è stata mai accolta dall’amministrazione comunale.



Lo stesso Palermo in un primo momento aveva negato le circostanze riferite alla Finanza da Rossi. Tanto che il vicepresidente della Provincia era stato indagato per calunnia, finché non ha tirato fuori la registrazione ambientale di uno dei colloqui avuti con l’agente immobiliare a conferma della sua denuncia.



Ora la formula “il fatto non sussiste” pronunciata dal Tribunale di Pesaro per assolvere Giuseppe Palermo dall'accusa di calunnia, per il reato che commette chi incolpa di fronte all’autorità qualcuno che sa innocente, è destinata a provocare più rumore di una condanna.



Al processo si erano costituiti parte civile l'ex sindaco Stefano Aguzzi, gli ex assessori Mauro Falcioni, Riccardo Severi e Michele Silvestri e il consigliere regionale Mirco Carloni, dei quali il Tribunale ha respinto le richieste di risarcimento danni per circa 250 mila euro. Il Pm aveva chiesto la condanna dell’imputato a tre anni di carcere col sostegno delle parti civili.



La difesa, perorata dagli avvocati Carmine e Giulio Maione, oltre a contestare l’acquisizione della registrazione ambientale di Rossi, aveva sostenuto che Palermo era in buona fede, convinto che a Fano vigesse la regola della tangente del 10 per cento. In attesa delle motivazioni della sentenza, pare che il collegio abbia accolto questa tesi.





Clicca qui per la PROMO

© RIPRODUZIONE RISERVATA