Legato alla croce e sgozzato
​Igli confessa: "Ho ucciso Isma"
Il dolore della mamma, oggi l'addio

Marjo Mema e Igli Meta, i due accusati del delitto di Ismaele Lulli
Marjo Mema e Igli Meta, i due accusati del delitto di Ismaele Lulli
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 22 Luglio 2015, 21:16 - Ultimo aggiornamento: 23 Luglio, 11:47
PESARO - “Non volevo ucciderlo, non so cosa mi sia successo in quel momento. Sono pentito, chiedo perdono alla famiglia di Ismaele e all’intera comunità”.







Lo farà con una lettera Igli Meta, 20 anni di Durazzo, residente a Urbania. Assistito dall’avv. Salvatore Asole, 24 ore dopo essere stato fermato insieme all’amico Marjo Mema, geometra 19enne di Tirana, nel carcere di Villa Fastiggi ha confessato l’omicidio di Ismaele Lulli, il 17enne di Sant’Angelo in Vado trovato sgozzato lunedì mattina in un boschetto vicino alla chiesa di San Martino in Selva Nera. Dopo l’iniziale reticenza, che l’aveva fatto apparire freddo, strafottente e sicuro di sé, “come se avesse ucciso il personaggio di un videogame”, col passare delle ore ha cominciato a realizzare l’efferato delitto, al punto da chiedere perdono e confessare dinanzi al Pm Irene.





Il suo avvocato chiederà il rito abbreviato.



Ha ucciso perché geloso del rapporto tra la sua fidanzata, Ambera, una 19enne macedone, e Ismaele, che aveva stretto amicizia con lei. “Ismaele ha commesso un unico errore: aver suscitato la gelosia di Meta”, ha detto il colonnello Antonio Sommese nella conferenza di ieri al comando provinciale di Pesaro. Sospettava un tradimento, “un rodimento continuo finché non ha deciso di fargliela pagare”.



Una vendetta passionale. Ma Igli nega la premeditazione: voleva simulare una sorta di interrogatorio col giovane ed estorcergli una confessione alla presenza di un testimone, l’amico Marjo, legandolo e sotto la minaccia di un coltellino. “Volevo solo spaventarlo”. Ma la situazione, ha detto, gli è sfuggita di mano.



Igli si è assunto tutte le responsabilità del delitto, avvenuto domenica tra le 16 e le 17, entro 45 minuti dall’arrivo nel boschetto. Ha scagionato l’amico che “mi ha solo aiutato a nascondere il corpo”. Per entrambi però l’accusa è di omicidio volontario in concorso aggravato dall’età della vittima, la minorata difesa e le circostanze del luogo, un boschetto di cipressi con al centro una croce in ferro. E’ lì, in un posto dall’alta valenza simbolica, che i due albanesi, entrambi di fede musulmana, hanno legato il povero “Isma”, utilizzando dei guanti e del nastro adesivo. Qui l’hanno condotto con una Opel grigia: gli avrebbero dato appuntamento alla fermata dei bus di Sant’Angelo in Vado con la richiesta di un chiarimento e, pare, la proposta di passare qualche ora al fiume.



Ismaele è uscito di casa lasciando la Playstation accesa. Arrivati sulla collina, la situazione è degenerata: Igli avrebbe colpito il “rivale” in amore con un forte calcio alla testa, prendendolo alla sprovvista. Non è chiaro se Ismaele abbia reagito, ma l’ecchimosi sulla guancia destra di Igli potrebbe essere un tentativo di difesa. Tramortito, il 17enne è stato legato alla croce del boschetto con del nastro da pacchi. Sarebbe riuscito a divincolarsi, ma comunque è stato immobilizzato e fatto inginocchiare sul piedistallo.











Forse un rituale. “Continuava a negare il tradimento e alla fine non ci ho visto più”, ha detto Igli. Ha estratto un coltello che sostiene di portare sempre con sé, un ricordo del nonno defunto. E con un unico colpo, alle sue spalle, gli ha tagliato la gola: una lacerazione alla trachea di 9 centimetri che l’ha quasi decapitato. Impassibile Marjo, che non avrebbe provato a fermarlo. Ismaele è morto in pochi istanti. Qui è scattato il panico.



I due amici hanno tentato un marchiano depistaggio: hanno preso il cellulare della vittima e inviato un Sms alla madre e alla fidanzata di Ismaele. “Cambio vita, vado a Milano, non cercatemi”. Poi l’hanno riposto nella tasca dei jeans del 17enne e trascinato il corpo per alcuni metri per gettarlo in un dirupo. Hanno portato via tutte le possibili tracce, lo scotch insanguinato e, nella concitazione, pure una scarpa di “Isma”. Hanno messo tutto dentro un sacco della spazzatura, si sono puliti con due bottiglie d’acqua (ritrovate nella Opel insieme a del solvente) e sono scappati in auto. Igli si è spogliato completamente e ha guidato in slip verso la Toscana, passando per Piandimeleto e Belforte. Si sono fermati a fare un bagno nel torrente Meta, in località Parchiule, per lavarsi a fondo.



Durante il tragitto, nei pressi di un cavalcavia tra Sestino e Borgo Pace, hanno gettato due sacchi nel vuoto: dentro c’erano anche gli indumenti e le scarpe insanguinate del killer. Il materiale è stato ritrovato dai carabinieri martedì, grazie alla collaborazione di Marjo. L’arma del delitto è stata gettata dalla parte opposta: Igli ha suggerito il punto, ma ieri le ricerche non hanno dato esito positivo e continueranno nelle prossime ore.



Poi i due sono rientrati verso Urbania. In tutto, 48 km. Marjo è tornato a casa. Igli pure: si è cambiato, ha preso il passaporto e tentato la fuga verso Bari, per imbarcarsi per l’Albania con 700 euro che - secondo la sua versione - erano custoditi dal padre in auto. Ha pagato l’irresistibile voglia di tenersi in contatto con gli amici. Accendeva e spegneva il cellulare di continuo. I carabinieri, seguendo il segnale, l’hanno fermato all’alba di martedì a Montemarciano. Dormiva in auto, in un’area di sosta. Fine della fuga.



OGGI I FUNERALI DI ISMAELE

Si svolgeranno oggi pomeriggio alle 17, nella chiesa di Santa Maria dei Servi extra muros, a Sant'Angelo in Vado, i funerali di Ismaele. La salma arriverà nella chiesa intorno a mezzogiorno. Lo ha reso noto il sindaco Giannalberto Luzi, che ha anche fatto visita alla mamma del ragazzo: "È un'automa - ha detto Luzi -. Perdere un figlio è sempre una tragedia, ma questa non si regge. Ismaele non l'hanno ucciso, l'hanno massacrato".





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