Mondolfo: calciatore preso a pugni
Doppia frattura alla mandibola

Marco Moschini
Marco Moschini
3 Minuti di Lettura
Martedì 26 Maggio 2015, 20:35 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 11:36
MONDOLFO - Quando lo sport degenera in violenza, quando il calcio scrive una delle sue pagine più brutte e folli.

Una partita di un campionato aziendale finisce con un ragazzo di 27 anni, Marco Moschini di Mondolfo all'ospedale per un pugno in viso di un avversario. Un pugno violento e ben assestato. Il fatto è accaduto al termine della partita tra Maroso Mondolfo e San Silvestro, serie B aziendale del torneo Uisp, giocata a Ponte Rio. Per Marco doppia frattura della mandibola con conseguente spostamento della dentatura e ricovero prima all'ospedale di Fano quindi di Torrette di Ancona dove è stato operato. Per lui si prospettano però ancora giornate molto dure. Mangia con una cannuccia e davanti a se ha tanti controlli, ma con grande forza d'animo racconta quanto gli è accaduto.



"La gara era combattuta, anche se le squadre sapevano bene che in ballo non c'era poi più di tanto, dato che era la penultima partita di campionato e la classifica era ormai decisa. Mancavano pochi minuti alla fine della partita. Un mio compagno si è trovato a terra dopo un duro contrasto. Il gioco era stato fermato per permettere ai ragazzi in panchina di entrare a soccorrerlo. L'arbitro mi dava le spalle e la sua attenzione era rivolta al ragazzo dolorante. Mentre mi stavo incamminando verso Cristian per assicurarmi anch'io delle sue condizioni fisiche, mi sono accorto con la coda dell'occhio che il terzino del San Silvestro cominciava a seguirmi. Mi stava fissando e veniva verso di me. Mi sono girato - prosegue Marco - e pochi secondi dopo mi sono ritrovato con la bocca sanguinante a correre verso l'arbitro per chiedergli di prendere provvedimenti ed espellere il giocatore. Non mi ero ancora reso conto del danno provocatomi dal pugno in viso di questa persona. Persona perché chiamarlo "uomo" non sarebbe corretto. Un uomo non si comporta in questo modo. Ho parlato anche col giudice sportivo, ma nel referto non figura niente di quello che è successo e probabilmente non ci sarà una giustizia sportiva". Per Marco oltre 30 giorni di prognosi. "Bisogna fare qualcosa - continua il ragazzo - non si possono lasciare impunite questo genere di cose. Non vorrei che qualcun'altro passasse quello che ho passato io. Il calcio è un gioco e tale deve rimanere, non dovrebbe più succedere che una persona esce di casa per andare a giocare e si ritrova in ospedale aspettando un'operazione chirurgica, questo non è calcio. E' stato un gesto gratuito. La persona che ha commesso questo gesto non si è ancora fatta viva, neanche per chiedere scusa o solamente per sentire come sto. Alla fine di ogni partita ci si dà la mano sempre, perché si è avversari, non nemici. Se un giorno, giocando una partita di calcio vi capiterà di essere nervosi, magari per colpa di un avversario fastidioso, pensateci bene prima di fare qualsiasi cosa perché sicuramente non ne varrebbe la pena".

Marco preferisce non fare il nome di chi l'ha colpito.

"Questa è una disavventura che porterò con me per il resto della vita. Nonostante la rabbia che sto provando, la frustrazione di dover saltare gli esami di un semestre universitario, non poter disputare quelli che sarebbero stati i miei primi play-off e dover rinunciare a tante altre cose - conclude Marco - ho scelto di essere uomo, io sì, e non fare nomi".
© RIPRODUZIONE RISERVATA