MARIA CRISTINA BENEDETTI
Ancona
Linguaggio contemporaneo, parole comuni,

3 Minuti di Lettura
Mercoledì 4 Febbraio 2015, 05:12
MARIA CRISTINA BENEDETTI
Ancona
Linguaggio contemporaneo, parole comuni, periodi brevi, nessuna citazione letteraria, niente massime. Sergio Mattarella, da neo Presidente della Repubblica, parla a tutti, dall'ultimo al primo. La comunicazione è immediata, nello stile della Costituzione che cita nove volte. Otto volte ribadisce “Paese”, per sette volte usa le parole “diritti, “politica”, “Presidente” e “comunità”. Per sei volte è “libertà”. Il messaggio alla Nazione dura trentacinque minuti, viene sottolineato da quarantadue applausi ed esaltato da quello finale: un'acclamazione di diversi minuti. E sono undici le persone nominate: tre scomparsi vittime della mafia e del terrorismo, due suoi predecessori, l'attuale pontefice, i due marò, i tre italiani in Medio Oriente di cui non si hanno ancora notizie. Una sola persona viene citata per ben tre volte: Giorgio Napolitano. Che ringrazia. Ma è sull'intendere l'unità - solidarietà sociale e non concetto astratto - che il Governatore delle Marche, Gian Mario Spacca, è in sintonia con quell'“arbitro imparziale”. Da Presidente a Presidente, nel segno della coesione. “Nessuno - è la cronaca firmata Spacca di quella giornata particolare - è stato dimenticato nella sua riflessione e ciascuno è stato sferzato a lavorare responsabilmente per il bene comune”. Quel ciascuno che, come indica Mattarella - sia “un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace”. Le Marche del fare, della concretezza innanzitutto, sona già sull'attenti. Nell'affollata foto di gruppo scattata a Montecitorio in basso al centro c'è Emanuele Lodolini, deputato dorico del Pd; qualche fila più in su si riconoscono i riccioli scuri di Francesco Verducci, senatore dem che arriva dal fermano; spostando lo sguardo a destra ecco il biondo deciso di Camilla Fabbri, pesarese, un seggio a Palazzo Madama e un'occasione mancata di candidarsi alle primarie democratiche per le regionali. Lo scatto storico fissa l'emozione e l'esordio del settennato. “E sono stati applausi scroscianti al termine del discorso del Presidente da ogni settore del Parlamento” è la nota a margine che Spacca affida alla libera circolazione di Facebook.
Inchina la testa quando giura fedeltà alla Repubblica, Mattarella, che vuol fare della politica “un servizio al bene comune”. E il marchigiano Verducci rende onore: “Ha pronunciato un discorso tutto rivolto ai bisogni degli italiani, a lungo applaudito in piedi da tutti i rappresentanti, di tutti gli schieramenti. L'Aula era addobbata a festa, piena del nostro tricolore”. Rende gloria, il senatore: “In autobus stamattina (ieri, ndr) ascoltavo una famiglia dire che andava in centro per assistere al passaggio del nuovo Presidente. Avere un Capo dello Stato forte e benvoluto è un elemento di fiducia fondamentale in tempi così difficili”. Verducci compie il salto logico: “Se la politica continuerà a fare bene la sua parte, come in questi giorni e mesi, questo 2015 darà finalmente qualche strumento in più nella battaglia quotidiana di ognuno”.
La manifestazione di fiducia nei confronti del nuovo Capo dello Stato si confonde alla semplice curiosità per la liturgia repubblicana dell'insediamento dell'inquilino del Colle. E di quello spettacolo fatto di riti, protocolli e tradizioni che non smette di affascinare gli italiani e che lascia a bocca aperta i turisti, il dorico Lodolini coglie l'attimo: “Mi ha colpito la solennità, ma al tempo stesso la semplicità dello straordinario intervento del Presidente Mattarella: carico di valori e ideali. Autorevole ed emozionante”. Converte il tutto in bene comune: “Mi ha colpito la sensibilità che ha dimostrato per le difficoltà che il popolo italiano sta attraversando, una sensibilità accompagnata dalla speranza che tutti, e in particolare i giovani, possano ritrovare un futuro migliore”. Ridefinisce il volto della Repubblica che “dev'essere il volto di ognuno di noi, ha detto il Presidente. Efficace il passaggio nel quale ha ricordato che le istituzioni e le loro regole devono sapersi adeguare ai tempi per mantenere la democrazia sempre viva”. E allora: “Buon lavoro Presidente!”. Per il senatore Mario Morgoni, anima dem e origini di Potenza Picena, “il cuore del discorso è stata la sottolineatura dell'esigenza del sentirsi comunità e l'impegno congiunto di Istituzioni e cittadini necessario per raggiungere l'obiettivo”. E' sempre l'unità che genera la solidarietà sociale. Buon lavoro Presidente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA