Nel paradiso dei vini
l'eccellenza è di casa

Nel paradiso dei vini l'eccellenza è di casa
di Maria Teresa Bianciardi
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Sabato 24 Gennaio 2015, 11:40 - Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 17:07

TOLENTINO - Un albero genealogico che affonda le radici nella storia delle Marche, da Leopardi a Pio IX passando per antichi casati e nobili tradizioni.

Una vita intensa, trascorsa per oltre cinquant’anni sulle piattaforme dell’Anonima petroli italiana, viaggiando da un capo all’altro della terra molto per lavoro, tanto per passione. E’ un passato tutto da raccontare, quello del conte Aldo Maria Brachetti Peretti, presidente onorario dell’Api: ma il presente è ancor più suggestivo ed emozionante, tratteggiato dal profilo dei filari che prendono vita tra le morbide colline maceratesi e trasforma 240 ettari di podere in una nuova avventura imprenditoriale chiamata "Il Pollenza".

La cantina di famiglia, 250 mila bottiglie di vino prodotte da vitigni strategicamente diversi dalla coltivazione marchigiana, è un mix di eleganza e storia che negli anni ha preso corpo centrando l'obiettivo di diventare un punto di riferimento nel panorama enologico d'eccellenza.

Dai barili di petrolio al barrique. Un salto sensoriale non indifferente, conte.

Gli amici mi prendono in giro perché petrolio e vino in comune hanno niente. Il vino è una passione campestre ed entusiasmante se portata avanti ad altissimo livello come ho deciso di fare io.

Una boutique d’eccellenza che supera i confini di questa magnifica regione. Il petrolio, invece, se va ti dà grandi soddisfazioni, ma se non va la situazione diventa pesante.

Questione di oro, dunque. “Grigio” a Falconara. Bianco, rosso e rosè qui a Pollenza.

Ho iniziato a seguire le sorti dell'Api giovanissimo. Per 55 anni ho lavorato duramente di giorno e di notte, togliendo tempo prezioso alla mia numerosa famiglia, senza mai tirarmi indietro, sempre in trincea. E con i risparmi di una vita di impegno e sacrificio ho deciso di realizzare questa cantina nelle Marche. Nella mia terra, nella terra dei miei genitori.

L’ispirazione che affiora dalle radici...

Infatti ho acquistato la proprietà dai principi Antici Mattei di Recanati, discendenti di Giacomo Leopardi nonchè lontani parenti di mia madre. Avevo quasi trent’anni, mi piaceva l'idea di avere una casa nelle Marche e questo podere mi ha conquistato con il suo bellissimo edificio del ’500 disegnato dal Sangallo.

Così adesso è diventato un buen retiro a vocazione imprenditoriale...

Il mio imprinting è naturalmente industriale. Non posso avere una terra e lasciarla incolta. Qui un tempo esisteva una vigna di 18 ettari andata distrutta dopo un’eccezionale nevicata: per questo ho pensato al vino ed è iniziata una nuova avventura che mi sta dando davvero grosse soddisfazioni. Trascorro in questa proprietà i miei fine settimana, arrivo da Roma e passo prima a Falconara dove mi interesso ancora degli affari di famiglia anche se da tempo ormai ho passato il testimone ai figli. Poi corro qui a Pollenza: conduco una vita abbastanza solitaria e seguo le sorti della cantina.

Quando si affaccia alla finestra...

Ammiro il Castello della Rancia, con un panorama suggestivo e struggente che nulla ha da invidiare alle altre regioni italiane. Abbiamo il mare, le colline e la montagna, borghi ricchi di storia e una tradizione culinaria che in molti ci invidiano.

Eppure?

Eppure non riusciamo a fare il salto di qualità nel lusso. Da bravi marchigiani facciamo le cose molto modestamente, restiamo chiusi nel nostro guscio, ci accontentiamo del poco che abbiamo e che ci fa stare bene, senza andare oltre, senza osare uscire dai nostri confini. Così la Toscana si trasforma in un modello da imitare e da inseguire. Diventando quasi irraggiungibile.

Nel frattempo le bottiglie del Pollenza si stappano altrove.

Curioso. Dove non vendiamo prodotti petroliferi arriviamo con il vino: in Unione Sovietica per esempio. Ma anche in America, Giappone, Cina, Inghilterra. Poco in Italia. Siamo riusciti persino a ritagliarci una fetta di mercato in Francia e questa cosa mi diverte moltissimo. La cantina è tecnologicamente molto avanzata e assicura la produzione limitata di vini di grande qualità. I serbatoi per esempio su consiglio del grande enologo di fama internazionale, Giacomo Tachis, sono in cemento vetrificato e metallo, contraddistinti dai nomi di tutta la famiglia.

Otto etichette che spaziano dal cabernet sauvignon al merlot, dal trebbiano alle bollicine...

Il Pollenza è il marchio di famiglia a cui sono particolarmente legato e che mi sta dando davvero grosse soddisfazioni. Poi c’è il Cosmino, dedicato a mio nipote Cosmo e il Porpora, il bianco Angèra e un vino dolce, il Pio IX, in ricordo del Pontefice marchigiano fratello della mia bisnonna.

Chi assaggia?

A me piace molto, ma ovviamente in cantina ci sono esperti enologi che fanno la differenza. Il nostro punto di riferimento è Carlo Ferrini che collabora con l’enologo interno aziendale Giovanni Campodonico, con l’agronomo Valerio Barbieri e con il responsabile di laboratorio Mauro Giacomini. Un’equipe competente e altamente professionale che garantisce un prodotto di qualità e, come dicevo, di grande successo.

Conte Brachetti Peretti, il brindisi più speciale?

Quello che vorrei fare qui un giorno con mia moglie, i miei quattro figli e i miei dieci nipoti. Nel corso degli anni ho modificato la geografia della proprietà ristrutturando la casa in cui vivo e costruendone altre per il resto della famiglia. Sogno di poterli riunire qui, di trasformare questo podere in una terra amata e vissuta nel quotidiano. Con la stessa intensità con cui la custodisco io.

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