Marche, i vitalizi non si toccano
Si possono incassare a 60 anni

Marche, i vitalizi non si toccano Si possono incassare a 60 anni
di Lolita Falconi
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Mercoledì 14 Gennaio 2015, 11:55 - Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 16:10
ANCONA - Le Marche non si schiodano e restano ferme a quota sessanta.



Nonostante i tagli e le spending review che pure ci sono state, i consiglieri regionali marchigiani sono attualmente tra i più baby d’Italia visto che incassano l’assegno vitalizio mensile a partire dai 60 anni.



L’ultima in ordine di tempo (dicembre 2014) ad essere entrata nella lista dei fortunati ammessi al privilegio riservato alla casta dei politici è l’ex consigliere Adriana Mollaroli, fresca sessantenne. Va ad aggiungersi ai 124 che lo percepiscono già: sono in totale 333.956,76 euro al mese ovvero 11.131 euro al giorno, 463 euro all’ora. Sempre per tutti e 125. Una tombola!



Quasi ovunque, dalla Toscana all’Umbria, dal Friuli alla Lombardia, l’età dei pensionati d’oro è stata portata, per una questione di buon senso ed equità, a 65 anni. Il dibattito da noi non si è neppure mai aperto tanto che anche i consiglieri regionali che scadranno tra tre mesi potranno, se superati i 60 anni, portare all’incasso subito l’assegno.



Probabilmente, a questo punto, occorrerà aspettare il nuovo consiglio, quello che verrà eletto nel prossimo maggio. I nuovi rappresentanti non percepiranno infatti il vitalizio, abolito dalla decima legislatura ovvero proprio da maggio 2015, ma verseranno i contributi per avere accesso ad una pensione “normale”, calcolata con metodo contributivo come tutti i comuni mortali, e quindi avranno forse più le mani libere per riformare con maggiore incisività questi aspetti.



Di certo, nonostante l’abolizione, dell’odioso privilegio se ne sentirà parlare ancora a lungo. Ci sono infatti due questioni che non sono state ancora risolte. La prima è che la Regione rischia di dover pagare ininterrottamente vitalizi fino al 2050 e anche oltre. Considerando che alcuni consiglieri, vedi ad esempio Gianluca Busilacchi, il più giovane dell’attuale consiglio, arriveranno a 60 anni nel 2036, e considerando che l’aspettativa di vita nelle Marche è di almeno 80 anni, si capisce che nel 2056 e oltre ancora potrebbe essere aperto il capitolo di spesa. I neonati di oggi avrebbero 40 anni e chissà se sapranno cos’è una pensione!



L’altro problema è che la legge ha introdotto la possibilità fino al compimento dei sessant’anni per tutti i consiglieri in carica ed ex consiglieri di rinunciare al vitalizio incassando i contributi versati. Chiaramente l’ammontare della restituzione varia a seconda degli anni trascorsi in Regione. L’ultimo caso, quello più clamoroso, del presidente Gian Mario Spacca, ha comportato l’uscita dalle casse pubbliche di quasi 400 mila euro tutti in un sol colpo.



Non è l’unico ad aver optato per la rinuncia, negli ultimi anni. Tra Natale e Capodanno l’ha fatto anche l’assessore Paola Giorgi incassando 81 mila euro. Prima di loro era toccato all’assessore Sara Giannini che si è portata via 144 mila euro e al segretario del Pd Francesco Comi (172 mila euro) A fine 2011, complice l’approvazione di un comma ad hoc, uscirono in otto (Francesco Acquaroli, Giacomo Bugaro, Mirco Carloni, Elisabetta Foschi, Dino Latini, Francesco Massi, Franca Romagnoli, Giovanni Zinni) e la Regione sborsò per loro 685.150 euro in totale.



Per la verità erano in nove perché nella lista figurava anche Daniele Silvetti che pochi giorni dopo ha avuto un clamoroso ripensamento ed ha quindi rinunciato alla rinuncia rimettendo nelle casse della Regione ben 100 mila euro, tutti quelli che aveva incassato qualche settimana prima. Anche Graziella Ciriaci è tra quelli che prima avevano annunciato la rinuncia e poi ci hanno ripensato.



In questa legislatura sono arrivate le richieste di riscossione dei contribuiti versati anche di alcuni ex: Edoardo Mentrasti (73.033,80), Mario Carassai (72.684,14), Andrea Ricci (159.261,13 euro), Michele Altomeni (92.086,22) e Gianluca Carrabs (91.252,60 euro).



Altre ne potrebbero arrivare: la scelta va fatta prima che scatti il privilegio. Entro sessant’anni tutti cioé possono passare all’incasso e rinunciare alla rendita a vita (in molti casi, versando contributi aggiuntivi, pure reversibile agli eredi). La legge prevede un fondo di accantonamento per il pagamento dei vitalizi.



In pratica ciascun consigliere si vede trattenuta mensilmente dalla busta paga una cifra, attualmente circa 1.500 euro. E’ la trattenuta per il vitalizio. Ecco, chi rinuncia all’assegno può richiedere la restituzione di quei contributi. Conviene ritirarli? Dipende. E’ come rispondere alla domanda: meglio l’uovo oggi o la gallina domani? Perché di una gallina d’oro si tratta!



Prendiamo il caso di Spacca: se avesse mantenuto il vitalizio avrebbe avuto più di 5 mila euro al mese di assegno che sono 60 mila euro all’anno, 600 mila euro in dieci anni, un milione e duecentomila in venti anni. Cifre di molto superiori al 400 mila euro incassati subito. Il tutto però è legato alla durata della vita. E’ una scommessa!



La scelta di scappare dall’istituto-vitalizio è ultimamente diventata una moda in tutte le regioni. Sarà perché non tira affatto una buona aria, sarà perché i diritti acquisiti, dietro cui si sono trincerati sempre coloro che non hanno voluto riformare o meglio cancellare questo scandalo, non sono più così intoccabili ma la questione comincia a diventare esplosiva.



E il governo Renzi più volte, ha annunciato provvedimenti esemplari. In molti, quindi, hanno preferito l’uovo oggi. Perché chissà se la gallina domani ci sarà.
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