Turismo a picco, -60% a luglio
I bagnini: "Qui rimbomba il silenzio"

Turismo a picco, -60% a luglio I bagnini: "Qui rimbomba il silenzio"
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Venerdì 1 Agosto 2014, 14:30 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 11:45

ANCONA - Come se non bastasse la crisi arrivato anche il "mare d'inverno" in pieno luglio a mettere in ginocchio le imprese balneari italiane, che registrano cali delle presenze fino al 70% rispetto allo stesso periodo del 2013. A lanciare l'allarme il Sindacato italiano balneari, che stima 400 milioni di euro persi e 50.000 lavoratori giornalieri rimasti a casa. Maglie nere di un profondo rosso generalizzato con una media approssimativa dei cali attorno al 40% sono proprio alcune delle regioni di punta del settore e cioè Marche, Campania, Liguria e Toscana.

PICCO DEI CALI NELLE MARCHE (-60%)

Le situazioni più dure sono in Campania e Marche (con cali a luglio rispettivamente del 70% e del 60%), ma non va meglio in Liguria (-50%), Toscana (50%) ed Emilia Romagna (-30%). Unica nota parzialmente positiva il ritorno dei turisti stranieri, specialmente tedeschi e austriaci, in Friuli Venezia Giulia e Veneto, che registrano comunque a luglio cali del 40% e del 15%. Male anche Abruzzo con cali del 40% e Lazio del 30%. Il Sud è stato meno condizionato da piogge e temporali, ma il segno negativo, anche se più modesto, rimane ugualmente. Anche a giugno tutte le regioni presentano il segno meno dal 10% al 40% (picchi in Campania, Emilia Romagna e Liguria).

ASSOTURISMO CHIEDE MISURE STRAORDINARIE

«Una stagione turistica così difficile nessuno se la poteva immaginare: non bastasse la crisi economica, adesso anche le avverse condizioni meteorologiche mettono in ginocchio le nostre destinazioni». Per porre rimedio a tutto questo, dice Boris Rapa, coordinatore regionale di Assoturismo-Confesercenti Marche, servono «una progettazione e una programmazione straordinaria del territorio e del comparto turistico in particolare». «Se dal punto di vista ambientale - osserva Rapa - urgono interventi che sappiano mettere fine a questi disagi, è necessario anche prevedere un immediato intervento a sostegno delle imprese turistiche, alla messa in opera di misure straordinarie per l'immediato, ma anche una programmazione per il prossimo futuro con scelte condivise fra imprenditoria e amministrazioni. È soprattutto il momento che anche le amministrazioni locali facciano sentire la loro voce e mettano immediatamente in atto provvedimenti utili a salvare questa stagione turistica senza reticenze. La tassa di soggiorno, i risparmi dai costi gestionali e auspicabili risparmi di altro genere di cui le stesse amministrazioni possano godere in questo momento devono essere investiti nel comparto turistico per fare in modo che la stagione balneare 2014 - conclude - non venga ricordata come una stagione fantasma».

IL PICCOLO LIDO

Nelle Marche 145 km di spiaggia con 18 bandiere blu, il maltempo è stato implacabile. «La cosa più pesante - racconta Enzo Monachesi, architetto che 20 anni fa ha scelto per passione di diventare un imprenditore balneare allo stabilimento Il piccolo lido di Senigallia - è stato il rimbombo del silenzio. Nessuna risata di bambini, nessun rumore di racchettoni, nessuno canto dei ragazzi più grandi, nessun chiacchierio delle signore: per uno stabilimento è terribile. A Senigallia abbiamo avuto l'alluvione a inizio maggio, ci siamo risollevati con orgoglio in tempo per l'estate ma pioggia e freddo non ci hanno dato tregua. Su 9 settimane ne abbiamo lavorate neanche 3. Con i miei colleghi diciamo scherzando che non siamo disoccupati ma diversamente occupati: a pulire e a sistemare dopo pioggia e mareggiate invece che a fare il nostro lavoro. E le spese fisse sono enormi: a Senigallia solo il sistema dei bagnini costa 600 mila euro e erano sulla spiaggia fermi sotto la pioggia. Per non parlare delle spese per i rifiuti, comunque altissime anche se nello stabilimento non c'era nessuno».

OLTRE 400 MILIONI DI EURO PERSI, 50 MILA GIORNALIERI A CASA

La dèbacle colpisce tutta la filiera del turismo: meno clienti al mare si traducono in ristoranti con tavoli vuoti, alberghi con camere libere, negozi con merce invenduta, ma anche personale giornaliero a chiamata (come bagnini, camerieri, aiutanti in cucina, addetti alle pulizie, parcheggiatori, animatori) rimasto a casa. «Stimiamo - spiega Riccardo Borgo, presidente del Sib - che almeno 50.000 persone, tra i quali molti universitari che lavorano d'estate per pagarsi gli studi, a giugno e luglio sono rimasti disoccupati. Il danno economico per la nostra categoria è superiore ai 400 milioni di euro e comprende, oltre ai servizi di spiaggia, anche il mancato guadagno di bar, ristoranti, piscine, parcheggi e feste serali all'aperto».

SI SPERA IN AGOSTO MA PER MOLTI NON BASTERÀ

In alcune località turistiche la diminuzione delle presenze è stata tale da compromettere seriamente l'economia delle imprese balneari e il sindacato chiede che questo risultato, assolutamente non prevedibile, sia tenuto in seria considerazione ai fini della fiscalità sia locale che nazionale. «Non ci resta che confidare in agosto - conclude Borgo - se è vero che continua ad essere il mese preferito dagli italiani per le vacanze e se anche madre natura fosse dalla nostra parte, questo connubio potrebbe, almeno, limitare le perdite della stagione estiva 2014, che in ogni caso si chiuderà con un pesante passivo».

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