Cinghiali, agricoltori in rivolta
contro la stretta sui rimborsi

Cinghiali, agricoltori in rivolta contro la stretta sui rimborsi
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Mercoledì 19 Marzo 2014, 11:37
ANCONA - Nel giro di dieci anni le aziende agricole montane della provincia di Ancona si sono praticamente dimezzate (-41 per cento) anche a causa dei danni causati dagli animali selvatici e il tentativo delle amministrazioni di non pagare i rimborsi causer un’ulteriore emorragia di agricoltori.

A denunciarlo è la Coldiretti provinciale, dopo che l’assemblea dell’Ambito territoriale di caccia (Atc) che sovrintende alla gestione del problema dei danni nel territorio dell'Arceviese ha attuato una politica di drastico taglio rispetto a quanto dovuto alle aziende. “Invece di rivedere le spese di gestione, per risanare i bilanci in rosso l’Atc ha deciso di tagliare i rimborsi agli agricoltori, valutando sempre meno i danni causati dai cinghiali alle colture - spiega Emanuele Befanucci, presidente di Coldiretti Ancona -. In dieci anni siamo già passati da 3.600 a 2.100 aziende presenti nelle aree montane della provincia e, di questo passo, si rischia di cancellare l’agricoltura, con effetti devastati per l’assetto idrogeologico del territorio”.



La stessa valutazione dei danni è stata affidata dall’Atc a un tecnico che è anche cacciatore di cinghiali, scelta duramente contestata dal rappresentante della Coldiretti, Sebastiano Vescovi, che ha abbandonato l’assemblea. “In alcuni casi i rimborsi sono stati tagliati anche del 90 per cento – spiega Vescovi – con l’effetto che la maggior parte degli agricoltori sta rinunciando a presentare le richieste di risarcimento. Le aziende agricole danneggiate pagano già l’intervento del tecnico dell’Atc per la valutazione, ma se vogliono contestare la cifra quantificata devono ricorrere a un altro tecnico di parte e, considerati tutti i costi, si rischia di dover sborsare cifre superiori al rimborso richiesto".
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