Nuova Banca Marche, scontro in consiglio
regionale ​sul piano di salvataggio

Nuova Banca Marche, scontro in consiglio regionale ​sul piano di salvataggio
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Martedì 24 Novembre 2015, 16:30 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 18:16

ANCONA - L'operazione di salvataggio messa in atto per quattro istituti di credito, tra cui Banca Marche, "tutela i risparmatori, preserva i rapporti di lavoro e non utilizza denaro pubblico".
Lo ha detto il presidente della Regione Luca Ceriscioli, intervenendo in aula su richiesta del consigliere regionale Mirco Carloni. "Nel salvataggio - ha aggiunto - i debiti sono stati assorbiti da strumenti più rischiosi: azioni e obbligazioni subordinate, sottoposte a rischio di impresa. Queste parole - ha ribadito il presidente - ci possono sembrare strane se riferite ad una banca, e a Banca Marche in particolare, ma ci ricordano che un azionista si assume il rischio di impresa, così come un obbligazionista. Nel nome del rischio di impresa, chi fa un investimento rischia".

Ceriscioli ha citato il comunicato di Bankitalia, che "spiega esattamente la decisione presa, i motivi, i rischi. Fino a pochi giorni prima di domenica, quando è stato varato il decreto del Consiglio dei Ministri - ha spiegato - seguivamo un altro percorso con un intervento Fondo Interbancario. Ma nel momento in cui questa ipotesi non è stata accettata dalla Ue, nel giro di 48 ore è stato messo in moto un piano B. Vi assicuro - ha insistito - che se c'è stata un'espressione forte di volontà per salvare il banche è quella del Governo che condotto un'azione coordinata con Bankitalia".

Ora - secondo il governatore - "portiamo insieme da un parte un risultato importante e atteso come il salvataggio di Banca Marche, ma anche il peso per gli azionisti: non si tratta di grandi fondi internazionali o di speculatori, ma del sacrificio fatto da migliaia e migliaia di investitori".

Non salvare le banche "non sarebbe stata una grande soluzione, gli azionisti avrebbero perso comunque il loro investimento e non avremmo avuto la banca". E una eventuale nazionalizzazione, "ci avrebbe messo fuori dall'Europa e avrebbe richiesto l'uso di denaro pubblico".

Il Governo nazionale "ha cercato altre soluzioni, ma poi ha dovuto agire per evitare altre situazioni più dannose". Per Carloni comunque si tratta di "una vicenda anomala. Non vedo salvatori - ha rilevato -. Chi sta facendo questa operazione probabilmente non metterà niente del proprio e non vorrei che ci fosse in mente lo stesso esito avuto con il Banco di Napoli, quando i 'salvatori si sono presi con quattro spiccioli una banca che è stata poi patrimonializzata oltre la normalità".

"C'è il rischio di una speculazione ai danni dei marchigiani - ha continuato -. Ci sono in ballo 500 milioni di euro delle fondazioni, 400 milioni di obligazioni subordinate e 400 milioni di piccoli azionisti. È vero che la banca è un'impresa, però è anche vero che, in questo caso, ci sono i soldi dei cittadini e delle fondazioni marchigiane che verranno sottratti nel tempo alle erogazioni sulla cultura e sul sociale. Questo - ha incalzato - è un danno che richiede misure straordinarie e non ordinarie. È sbagliato che siano stati chiamati a rispondere dei danni provocati da amministratori, dirigenti e revisori della banca proprio quei risparmiatori che hanno investito il loro denaro fidandosi dell'istituzione bancaria del territorio che sembrava indistruttibile".

"Dispiace ascoltare in queste ore - ha concluso Carloni - l'enorme sofferenza di quei cittadini che in poche ore hanno perso tutti i loro risparmi".

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