La Procura: una "cupola"
ai vertici di Banca Marche

Il procuratore capo Elisabetta Melotti
Il procuratore capo Elisabetta Melotti
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Giovedì 10 Aprile 2014, 13:06 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 21:52
ANCONA - Ai vertici di Banca Marche avrebbe operato un'associazione per delinquere (articolo 416 del Codice penale): ex presidenti ed ex amministratori che, a vario titolo, si sarebbero resi responsabili di “appropriazioni indebite aggravate in danno di Banca Marche e della spa Medioleasing, il cui capitale interamente detenuto da Banca Marche; corruzione tra privati; falsi in bilancio e comunicazioni sociali ed ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza”. È l'incolpazione preliminare prospettata dalla procura di Ancona nel Decreto di perquisizione locale e personale (con contestuale sequestro di documenti, file quant'altro) recapitato ieri all'alba a 12 fra i 27 indagati nell'ambito dell'inchiesta sul 'bucò di bilancio che ha portato Banca Marche al commissariamento da parte di Bankitalia. Le posizioni dei 12 personaggi sono diversificate, ma l'accusa è pesantissima.

Il reato associativo è ipotizzato nei confronti degli ex presidenti di Banca Marche Lauro Costa e Michele Ambrosini, dell'ex vice presidente Tonino Perini (tutti e tre si sono avvicendati anche in Medioleasing), dell'ex direttore generale Massimo Bianconi, in carica fra il 2004 e il 2012, del suo vice Stefano Vallesi e degli ex direttori generali di Bm Leonardo Cavicchia, Pier Franco Giorgi, Claudio Dell'Aquila. Indagati per il 416 Cp anche l'ex direttore generale di Medioleasing Giuseppe Barchiesi, l'allora vice direttore generale della spa Fabio Baldarelli, l'ex capo dei servizi commerciali Daniele Cuicchi, l'ex vice direttore Giorgio Giovannini.

Per la procura, che ha delegato le perquisizioni al Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza, i “promotori e organizzatori" del disegno criminoso sarebbero stati Bianconi, Barchiesi e Vallesi. Con gli altri indagati nel ruolo di “partecipanti”, si sarebbero associati fra loro e con altre persone nell'erogazione di finanziamenti alla clientela “in alcuni casi anche a fronte di utilità per gli associati, caratterizzati da svariate irregolarità procedurali”, e concessi “con la consapevolezza che i crediti non sarebbero stati, interamente o in parte, riscossi alle scadenze”. “Gli indagati inoltre - recita il decreto di perquisizione - per occultare tali condotte fornivano nelle comunicazioni sociali una falsa rappresentazione del valore dei crediti ed ostacolavano l'attività degli organi di vigilanza. In Jesi e Ancona, fino alla seconda metà dell'anno 2012”.
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