Montefano, spegne sigarette sul corpo
della moglie e le taglia ​i capelli

Montefano, spegne sigarette sul corpo della moglie e le taglia ​i capelli
2 Minuti di Lettura
Sabato 4 Luglio 2015, 17:54 - Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 18:06
MONTEFANO - Era arrivato a spegnere le sigarette sul corpo della moglie. Ma prima di arrivare a gesti così estremi la donna aveva attraversato un calvario di angherie. E poi botte e soprusi da parte del marito che per gelosia le aveva anche rasato i capelli nel tentativo di renderla meno bella agli occhi degli altri uomini dal momento che già un paio di anni prima lei aveva provato a lasciarlo. Nelle frequenti liti il marito aveva sfogato su di lei tutta la sua rabbia colpendola con calci e pugni e, in un'occasione, colpendola alle gambe con una sedia. Ieri il marito è stato condannato a quattro anni e quattro mesi di reclusione. Il giudice Giovanni Manzoni ha emesso una sentenza anche più pesante rispetto alla richiesta formulata dal pubblico ministero Stefano Lanari (il Pm aveva chiesto tre anni e due mesi di reclusione). Le accuse contestate all'imputato, un trentottenne di origine romena, sono: maltrattamenti in famiglia, lesioni e sottrazione e trattenimento di minore all'estero. L'uomo infatti, avrebbe portato con sé in Romania, il figlio di nove anni senza il consenso della madre, allontanandolo dalla scuola e abbandonando il domicilio familiare. I maltrattamenti e le lesioni contestati risalgono al periodo precedente al marzo del 2011. L'11 marzo di quell'anno, infatti, la donna decise di porre fine all'incubo e si rivolse alle forze dell'ordine per denunciare il coniuge violento. La sottrazione del figlio invece è successiva. L'uomo sarebbe scappato nel suo Paese di origine a maggio di quattro anni fa. Prima di quel momento per la donna la vita era diventata un inferno. Vittima dei maltrattamenti del coniuge la moglie era stata anche minacciata di morte. Lui le avrebbe detto che “la sua vita non valeva niente e poteva farne quel che voleva”. E poi insulti e offese continue. “Schiava” e “poco di buono” erano state le parole più dicibili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA