Picchia a sangue
​il padre e la domestica

Picchia a sangue ​il padre e la domestica
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Mercoledì 26 Novembre 2014, 21:51 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 10:31
MACERATA - Aveva costretto il padre a lasciare la propria casa e a trovare rifugio in un albergo per non essere aggredito. Il figlio, però, aveva iniziato a cercarlo in ogni dove, anche nell'abitazione della loro domestica e in due occasioni avrebbe aggredito la donna con pugni e schiaffi, usando anche un coltello, per cercare di farsi dire dove fosse il genitore. È finito sotto processo con le accuse di lesioni, tentata violenza privata, violazione di domicilio e maltrattamenti in famiglia un maceratese di 37 anni. I maltrattamenti nei confronti del padre sarebbero andati avanti fino a maggio di quest'anno. Insulti e minacce fino ad arrivare a violente aggressioni fisiche con pugni e strattoni tanto che l'anziano era stato costretto a lasciare la propria casa per trovare rifugio in albergo facendo così perdere le proprie tracce. Ma il figlio non si era dato per vinto e lo aveva cercato ovunque. Due volte, una il 31 maggio scorso e l'altra il 3 giugno, il trentasettenne si era presentato a casa della loro collaboratrice domestica chiedendo insistentemente dove fosse il padre.

Al rifiuto della donna, il giovane l'avrebbe aggredita con pugni e schiaffi. La prima volta il giovane era entrato nell'abitazione della domestica, di origine romena, dopo aver sfondato il portone di ingresso, poi dopo averla presa a pugni, aveva estratto un coltello da cucina, l'aveva minacciata di morte e le aveva sferrato una coltellata a un ginocchio. Tre giorni dopo il trentasettenne era tornato dalla domestica. Al rifiuto di lei di rivelare dove fosse il padre l'aveva afferrata per i capelli e le aveva sbattuto la testa contro il muro. Ieri la vicenda è finita all'attenzione del Gup Domenico Potetti e del Pm Cristina Polenzani.

Per un difetto di notifica l'udienza è stata rinviata a mercoledì prossimo. L'imputato è difeso dall'avvocato Gianluca Brizi, ieri sostituito in aula dal collega Paolo Cecchetti.



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