In ospedale scambiano
un tumore per una colica

SAN SEVERINO - Per un tumore non diagnosticato in tempo un professionista settempedano di 62 anni avr� indietro dall’azienda sanitaria di Latina un maxirisarcimento di oltre 200 mila euro. Si è chiusa con l'accoglimento della richiesta della difesa - l'uomo è stato assistito per tutta la durata del procedimento dall'avvocato Francesca Meschini - la lunga vicenda giudiziaria iniziata un paio di anni fa dinanzi al Tribunale civile della cittadina laziale. I fatti della presunta storia di malasanità ebbero inizio nell'ottobre del 2009 quando, trovandosi a Latina presso alcuni amici, il settempedano a seguito della comparsa di un forte dolore al fianco si recò al pronto soccorso dell'ospedale “Santa Maria Goretti”. Dopo essere sottoposto ad un’ecografia renale l'ignaro protagonista di tutta la vicenda venne dimesso dal nosocomio di lì a poco.



Per i medici il paziente sarebbe stato colto da un'improvvisa colica renale destra. A nulla valse il fatto che egli fece presente agli stessi sanitari del pronto soccorso che lo avevano preso in cura, di accusare sì dolore ma nella parte sinistra. Passarono alcuni mesi e quello strano dolore così tornò a rifarsi sentire più forte di prima. Nel luglio del 2010, tornato nella sua San Severino, l'uomo decise di recarsi al pronto soccorso, questa volta a quello dell'ospedale civile “Bartolomeo Eustachio”.



Qui l'amara scoperta: un altro semplice esame ecografico rivela la presenza di una massa renale di grandi dimensioni. I sanitari, sconfortati e sconsolati, sono costretti a pronunciare la sentenza, dopo essersi affidati anche ad una Tac: carcinoma renale a cellule chiare di circa 9 centimetri e mezzo. All'uomo crolla il mondo addosso. Trattandosi di un tumore a lenta evoluzione, di qui la beffa ed il presunto caso di malasanità: il carcinoma, secondo il legale del professionista, poteva essere diagnosticato molto tempo prima.